martedì 8 maggio 2012

La "Piccola età glaciale" ed il minimo di Maunder

Il minimo di Maunder coincise con la parte centrale e più fredda della cosiddetta “piccola era glaciale”, durante la quale l'Europa e il Nord America, e forse anche il resto del mondo (per il quale non ci sono dati certi) subirono inverni estremamente freddi. 

In effetti,  la piccola era glaciale dovrebbe essere chiamata più correttamente:  "Piccola età glaciale", come dicono gli studiosi, per rimarcare il fatto che il lungo lasso di tempo di cui stiamo parlando non arriva ad essere effettivamente un'"era" vera e propria, ossia centinaia di milioni di anni. Essa è un periodo di tempo che va dall'inizio del XIV secolo alla metà del XIX secolo, durante il quale  ci fu un brusco abbassamento della temperatura terrestre in tutto l'emisfero settentrionale.

Dal 1300 si è assistito infatti ad un graduale avanzamento dei ghiacciai o alla nascita di nuovi, che ha segnato una inversione di tendenza rispetto al lungo periodo di temperature relativamente elevate chiamato” periodo caldo medievale”, durante il quale i ghiacciai si erano quasi totalmente ritirati o anche completamente sciolti.

Alla fine della piccola età glaciale, tali ghiacciai sono arrivati ad una massima espansione intorno al 1850 quando le temperature hanno iniziato ad aumentare favorendo il ritiro dei ghiacci. Questa fase è attualmente in corso e se non vi sarà un cambiamento climatico entro qualche secolo, molti ghiacciai spariranno del tutto.

La piccola era glaciale è visibile nelle opere d'arte dell'epoca, per esempio la neve e i laghi ghiacciati dominano molti paesaggi del pittore fiammingo Pieter Brueghel il Vecchio, vissuto tra il 1525 e il 1569.

Con il termine “minimo di Maunder”, ci si riferisce al periodo che va circa dal 1645 al 1715 dopo Cristo caratterizzato da scarsa attività solare, ovvero una situazione in cui il numero di macchie solari divenne estremamente basso, come notato dagli astronomi del tempo. L'inizio di questo periodo fu brusco e avvenne in pochi anni, senza alcun fenomeno precursore. Invece durante la sua fase finale, tra il 1700 ed il 1712, l'attività solare riprese ad aumentare in modo graduale. In particolar modo, viene ricordato l'Inverno 1709 che, secondo gli esperti, è considerato il più freddo degli ultimi 500 anni per il continente Europeo. In quel periodo gli inverni furono molto rigidi e le carestie divennero più frequenti, causando svariate migliaia di morti in Europa e nell’America del Nord.

Un rapporto di causa-effetto tra la bassa attività delle macchie solari e gli inverni più freddi è ancora oggetto di discussione. Secondo alcuni scienziati, l'attività solare potrebbe influenzare i cambiamenti climatici più del diossido di carbonio, attualmente ritenuto la principale causa del riscaldamento globale. Nuovi studi sembrano effettivamente dimostrare una correlazione tra macchie solari e mutazioni del clima.

Il principale di questi può essere considerato quello sulla cosiddetta “Oscillazione Mediterranea”, un andamento oscillante nel campo delle pressioni e delle precipitazioni, con un periodo di circa 11 anni,  lo stesso delle macchie solari. Essa si verifica nell’area del Mediterraneo ed è stata scoperta da Michele Conte e Alfio Giuffrida alla fine degli anni ’80. Da allora è stata ripresa da altri illustri scienziati e pubblicata sulle principali riviste di meteorologia.

Della piccola era glaciale e del minimo di Maunder, si parla un po’ più diffusamente nel libro di Alfio Giuffrida e Girolamo Sansosti: “Manuale di Meteorologia”, edito da Gremese nel 2006.

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