sabato 10 dicembre 2016

Buon Natale 2016


L’albero di Natale è già presente in quasi tutte le nostre case!

Ho voluto fotografarlo in tre modi diversi, in ricordo di una vecchia passione per la fotografia.


La prima foto è in AUTO. La fotocamera (Nikon D40, su treppiedi non professionale) utilizza il flash. Si ottiene una foto nitida, con dovizia di particolari. Le ombre sono quasi assenti, ma l’immagine è un po’ “fredda”.


La seconda è in Auto senza flash. La foto ha i colori più naturali, l’albero è nitido, ma gli oggetti in secondo piano sono sfocati. Nel complesso l’immagine si presenta molto bene.
 


La terza foto è in Manuale (i professionisti mi scuseranno, il mio “manuale” è molto assistito diciamo che ho scelto una apertura F11 e la macchina ha impostato un tempo di 10 secondi). La foto ha i colori molto caldi ed è nitida sia nel primo piano che nel resto (ad esempio il quadro a destra, sulla parete di fondo).


Quale foto vi piace di più: “Auto”, “Auto no flash” o “Manuale”?

lunedì 15 agosto 2016

Onorevoli e “Onorevoli”

Leggendo “Il Gattopardo”, di Tomasi di Lampedusa, rimane in mente la figura di Don Fabrizio Salina, al quale il Re Vittorio Emanuele, conoscendone la saggezza, offre la nomina a Senatore del Regno. Tuttavia il Siciliano rifiuta la nomina, dichiarandosi un esponente del vecchio regime, quello in cui le cariche pubbliche si esercitavano per “onore” e non per soldi.
Lui era un vero “Onorevole”! Non era come tutti quelli che lo hanno succeduto, pronti a vendere l’anima al diavolo pur di avere quella carica, solo per cavarne quanti più soldi possibili.  

Da allora, infatti, tutto è cambiato, anche quel “Don”, che prima si attribuiva ad un saggio come segno di massimo rispetto, mentre adesso si attribuisce ai “Mafiosi”, con una smorfia di Ipocrisia. Forse la storia si ripete, come un paio di secoli fa, quando in Sicilia, chi subiva un torto, evitava di rivolgersi alla Giustizia dei Borboni, sapendo già che non avrebbe avuto giustizia. E allora non restava che rivolgersi alla persona che, nel paesello dove viveva, aveva un certo carisma sui compaesani, alla persona saggia, che godeva del massimo rispetto: al “Don” del paese. Quando poi la Sicilia è diventata Italia, i Don non si sono rassegnati a perdere il loro potere e si sono imposti con la forza e la violenza, diventando Mafiosi.
Oggi ci rivolgiamo al politico per “raccomandarci” su qualcosa che vogliamo ottenere, ma il politico è un “Onorevole” o un “Don”? Oggi non abbiamo più fiducia nella politica. Siamo dunque maturi per un risveglio della mafia?

ODORE DI SUJO” è il nuovo “progetto editoriale” di Alfio Giuffrida.  
È un romanzo, ma è anche un atto di accusa verso tutta la classe politica. Il sujo, infatti, è la puzza più profonda, che non si sente col naso ma con la mente. È il modo di puzzare di alcuni politici, che con Ipocrisia si sono presentati agli elettori come benefattori e poi li hanno traditi sporcandosi le mani nel peggiore dei modi.  

Appartiene al genere letterario “Verismo Interattivo”, che consiste nell’inserire, nel testo dei romanzi, degli spunti di discussione su argomenti sociali e di attualità, che poi possono essere commentati in dei FORUM, come ad esempio quello già esistente su questo sito, dove già sono attive molte discussioni.

Il brano che segue è tratto da “Odore di sujo”, di Alfio Giuffrida.
Chi racconta è Jennifer, che ritorna a casa dopo un incontro con il figlio, il quale, atterrito, le aveva confessato una sconcertante scoperta: il politico cui lui forniva la droga, non era un semplice consumatore, ma il capo della banda di spacciatori. Tuttavia qualcuno (forse un carabiniere) lo aveva tradito, per ricattarlo, con un filmino nel quale era documentato un suo amplesso con una minorenne.

Da: Alfio Giuffrida - Odore di sujo
Capitolo 10 ….. Omissis  
Quando tornai a casa, ebbi un’altra sorpresa: c’era Fernando ad attendermi. Come aveva avuto il mio indirizzo? Come aveva fatto ad entrare? Non c’era alcun segno di scasso sulla porta. Eppure lui era li, severo come un ceppo, tetro come la morte!

«Ti è piaciuto fare quattro chiacchere con tuo figlio? Adesso lui morirà e forse anche tu ed io faremo la stessa fine.»

Nelle sue mani comparve un coltello a serramanico, ma io non ebbi paura. Poteva anche torturarmi, o forse uccidermi. Per nessun motivo avrei detto a lui o a chiunque altro dove era nascosto Louis e ciò che sapevo.

«Chi è stato a fare i nomi di tutti? Tu lo sai!» Mi gridò lui in faccia, cercando di incutermi paura con il suo coltello e il suo sguardo. Ed in effetti era talmente turpe che avrebbe terrorizzato chiunque, ma non me. Nel mondo della malavita non ci si può fidare di nessuno, prima o poi qualcuno ti tradisce e la paghi per tutte quelle che hai fatto.

«Tu sai tutto di questa storia. È stato lui a raccontarti di Fausto e di Nicole. Avanti ieri siete stati un’ora seduti al Mocambo e avete parlato di questo, vi hanno visto in molti. E allora ti ha raccontato anche chi ha girato il filmino e chi ha fatto i nomi. Lui era l’unico ad essere presente li a Siena.»

Mi sentivo persa, ma quelle sue parole contenevano un errore e questo fece rinascere in me la Speranza. Dunque lui sapeva del nostro incontro al locale di due giorni prima, ma non del saluto di mezz’ora fa.

«Si, è vero, mi ha detto quello che è accaduto al Palio, ma di questo filmino che dici tu non so nulla. Cosa è accaduto?» Risposi io cercando di fare la faccia stupita, come se non sapessi nulla di quella notizia. 

«Dunque tu non sai nulla del filmino? Quando vi siete visti su al Mocambo?»

«La stessa sera che è tornato da Siena.» Mi affrettai ad affermare io, sapendo che quel che stavo dicendo era vero, poteva controllare e sapevo che lui lo avrebbe fatto. «Cos’è questo filmino? Chi lo ha fatto?» Incalzai io, cercando di sapere da lui qualche particolare che, forse, neanche Louis sapeva.

«No, niente. Se non sai nulla è meglio così. Ma se qualcuno ti chiede, non dire niente, non ti immischiare, o tu e tuo figlio ve ne pentirete.» E andò via sbattendo la porta.
….. Omissis

 

venerdì 22 luglio 2016

Il "Buonismo" e il "Falso Buonismo"

Il Buonismo è esser buoni con il prossimo, soprattutto i più deboli. Aiutarli in modo discreto, usando solamente le proprie forze, senza mai coinvolgere gli altri. È una cosa meravigliosa che solo pochissime persone hanno la forza di fare.

Il Falso Buonismo è: invogliare le persone ad esser buoni con gli altri. Sbandierare ai quattro venti ciò che noi tutti dovremmo fare per il bene dell’umanità, affermare che “donare” è un bene prezioso, che dà molte più soddisfazioni a chi dà che a chi riceve. È pura Ipocrisia, perché mostra un solo lato del problema, nascondendo i sacrifici che quel gesto, tanto declamato, comporta! Ed è anche ingiustizia, se non è fatto con un certo criterio.

Spesso il Falso Buonismo è ancora peggio, quando le persone che lo praticano lo fanno per interesse, perché ci guadagnano sopra, arricchendosi sulle disgrazie altrui. Queste persone possono essere dei volti noti, che potrebbero esser loro per primi ad aiutare economicamente molte persone sfortunate, mentre invece preferiscono fare uno spot pubblicitario, magari senza prendere alcun compenso, ma solo un lauto rimborso spese. Oppure, ancora peggio, quando queste persone sono dei politici! Perché alcuni di essi si presentano agli elettori con la faccia da buonisti: Falsi, Ipocriti!!

Ecco perché il mio nuovo libro si intitola: “Odore di sujo”!

È un romanzo, ma è anche un atto di accusa verso tutta la classe politica. Il sujo, infatti, è la puzza più profonda, che non si sente col naso ma con la mente. È il modo di puzzare di alcuni politici, che con Ipocrisia si sono presentati agli elettori come benefattori e poi li hanno traditi sporcandosi le mani nel peggiore dei modi.

Odore di sujo è pronto, ma è ancora alla ricerca di un editore, appartiene al genere letterario “Verismo Interattivo”, che consiste nell’inserire, nel testo dei romanzi, degli spunti di discussione su argomenti sociali e di attualità, che poi possono essere commentati in dei FORUM, come ad esempio quello già esistente su questo sito, dove già sono attive molte discussioni.

In esso, oltre al coinvolgimento della classe politica in affari di droga, sono trattati diversi problemi, tra cui il grande dilemma che, da dieci anni, attanaglia i telespettatori: I Processi si fanno in Tribunale o a Quarto Grado? Un altro problema scottante è quello dei gay, in particolare quando devono celare il loro stato in quanto sono anche dei preti o magistrati.

mercoledì 13 luglio 2016

Maria Pace - Inno ad ATON

sito web Per gentile concessione della scrittrice Maria Pace

Inno ad Aton



Bella è la tua alba, Aton Vivente, Signore dell’Eternità.
Tu sei fulgente, bello e forte.
Grande e profondo è il tuo amore.
I tuoi raggi illuminano gli occhi di ogni creatura;
il tuo disco diffonde la luce che fa vivere i nostri cuori. 

Tu hai colmato le Due Terre del tuo amore,
Magnifico Signore che ti sei creato da te stesso,
che hai creato la Terra e tutto ciò che vi si trova:
uomini, animali e alberi che sbocciano dal suolo.  

Sorgi, dunque per dare loro la vita,
poiché tu sei padre e madre di tutte le creature.
I loro sguardi si levano verso di te quando ascendi nel firmamento.
I tuoi raggi rischiarano tutta la Terra.
Ogni cuore si riempie di entusiasmo quando ti vede,
quando tu gli appari  come il Signore.
quando ti corichi dietro l’orizzonte dell’occaso del cielo
le creature si addormentano come morte,
le loro menti si annebbiano
le loro nari si chiudono fino a che il tuo fulgore
si rinnovella il mattino, dall’estremo orientale del cielo. 

Allora levano le braccia e invocano il tuo spirito.
La tua bellezza ridesta alla vita e si  rinasce.
Tu ci offri i tuoi raggi e tutta la terra è festante:
si canta, si suona, si mandano grida di gioia
nella corte del castello dell’Obelisco,
nel Tempio di Aketaton, la grande piazza che ti piace tanto,
ove ti si fanno le offerte di cibo. 

Aton tu sei eterno.
Hai creato il lontano cielo per innalzartici
e dall’alto mirare tutte le cose che hai create.
Tu sei uno eppure dai la vita a milioni di esseri.
Le loro mani ricevono da te il soffio vitale.
Quando esse vedono i tuoi raggi, tutti i fiori vivono,
essi che sbocciano dal suolo e si  schiudono al tuo apparire,
si inebriano della tua luce.
Tutti gli animali si rialzano subitamente,
gli uccelli che riposavano nei nidi dischiudono le ali,
le aprono per pregar Aton, fonte di vita 

(Composto quasi sicuramente dal faraone Amenopeth IV meglio conosciuto cone AkenAton - il Faraone Eretico)
 
Commento di Alfio Giuffrida
Maria Pace, ex insegnante e ricercatrice di antiche etnie, è una scrittrice. E’ stata già ospite di questo sito. Il suo modo di scrivere ha molto in comune con il VERISMO INTERATTIVO ed infatti, nella pagina FOUM è già aperta una interessante discussione sull’Antico Egitto.
 Per maggiori informazioni vedi il sito http://www.mariellapace.altervista.org/ .

 

giovedì 7 luglio 2016

Arcobaleno di ordine tre

In un precedente articolo abbiamo illustrato, in forma elementare, come si forma un arcobaleno. Nei giorni scorsi, durante un tramonto, mi è capitato di osservare due piccole zone colorate, ai lati del sole, che hanno destato la mia curiosità. Forse si tratta di un fenomeno che raramente si riesce ad osservare: l’arcobaleno di ordine tre.

Per interpretare questa frase dobbiamo addentrarci nella spiegazione scientifica del fenomeno, usando termini che possono essere poco chiari a chi non è esperto nella materia. Ci scusiamo con loro, cercheremo di essere più chiari possibile. Inoltre, riferendomi ai lettori che sono più esperti di me, vi prego di confermare le mie supposizioni (perché in effetti si tratta solo di idee che non hanno un sufficiente supporto di ottica fisica), oppure di commentarle (su    http://www.alfiogiuffrida.com/Forum-Dettaglio.aspx?args=AE9C24A791CEF1A484AAD649C374A71748BF3E9532A46192   ) con la spiegazione corretta.

Isaac Newton fu il primo a dimostrare che la luce bianca era il risultato della sovrapposizione di tutti i colori dell'arcobaleno che, a loro volta,  potevano essere separati in uno spettro completo di colori da un prisma di vetro. Nel 1820, il fisico inglese George Airy, grazie ai continui progressi nella teoria ottica, riuscì a dare una comprensione sempre più completa del fenomeno dell’arcobaleno.

In particolare si è visto che oltre all’arcobaleno primario, ne esistono altri. Essi sono dovuti alle riflessioni successive che avvengono all’interno delle gocce di pioggia. Il primo, ben più brillante degli altri, appare sotto forma di archi colorati circolari aventi per centro il punto opposto alla direzione del sole.

L’arcobaleno secondario, non sempre visibile, è concentrico ed esterno al primario e presenta i colori disposti in ordine opposto, con il rosso all’interno e il violetto all’esterno. Tra l’arcobaleno primario e secondario si può notare una fascia meno luminosa, detta fascia scura di Alessandro, dal filosofo greco Alessandro di Afrodisia che per primo la descrisse.

Un terzo arco, detto terziario, ha dimensioni (angolari) e colori uguali a quelle dell’arco primario ma è posto dalla stesso lato del sole. Esso ha una luminosità così bassa da essere difficilmente visibile, inoltre la luce del sole è talmente forte, che è indispensabile schermalo in qualche modo per potere osservare i deboli colori dell’arcobaleno.

Altri archi, detti soprannumerari, dovuti all’interferenza della luce nelle gocce, giacciono all’interno dell’arco primario e sono ugualmente poco visibili, in genere solo presso la sua parte più alta.

Soffermiamo adesso la nostra attenzione all’arco terziario: esso è difficile da osservare, non tanto perché è raro, quanto perché la sua luminosità è troppo debole, in quanto si trova dallo stesso lato del sole e la sua visibilità è offuscata dalla luce, molto intensa, del sole stesso. Vi prego adesso di osservare con attenzione le tre foto che allego. Mi scuso della qualità in quanto sono state scattate con un cellulare (Samsung S4 mini).

 
 
Le prime due foto sono state scattate aprendo la finestra (del ristorante dove mi trovavo, in provincia di Pesaro, verso le ore 21 del 21 giugno), per non avere l’interferenza del vetro. Nella prima si nota una banda colorata (evidenziata nel cerchietto in alto) e la sua riflessione sul mare (cerchietto in basso). La seconda foto è stata scattata usando lo zoom ottico del cellulare, ottenendo una immagine ingrandita ma di qualità leggermente inferiore. Ho aggiunto un cerchietto per evidenziare la banda colorata e una scritta per indicare la posizione del sole, che ho volutamente lasciato fuori dell’inquadratura per rendere visibile l’archetto colorato.

La terza foto è stata scattata con la finestra chiusa (fortunatamente i vetri erano abbastanza puliti), schermando il sole con la struttura della finestra, in modo da evidenziare che le bande colorate sono due e sono simmetriche rispetto al sole. Il fenomeno è rimasto visibile per uno o due minuti, poi non si è visto più. Ciò spiega il mio modo estremamente artigianale, veloce e rudimentale di procedere. Tuttavia queste poche immagini, analizzate da una persona esperta in fisica ed in particolare in ottica, possono essere di aiuto ad interpretare un fenomeno abbastanza inusuale.
Io ho pensato che si potesse trattare di due brevi tratti di un arcobaleno visibile dallo stesso lato del sole (l’arcobaleno primario e secondario vi vedono dalla parte opposta rispetto al sole), tuttavia le mie conoscenze non mi permettono di affermare ciò. Se qualcuno, esperto in materia volesse approfondire l ‘argomento, può rispondere con un commento sul forum del sito http://www.alfiogiuffrida.com/Forum.aspx  , nella discussione: Libri – Il Clima e l’Ambiente. – Dove si leggono già molti commenti su un altro argomento di sicuro interesse: il Diluvio Universale.
Vi ringrazio a nome mio personale e della scienza in generale.  

L’Arcobaleno


L'arcobaleno è un fenomeno ottico e meteorologico che si può osservare quando la luce del Sole attraversa le gocce d'acqua rimaste in sospensione nell’aria dopo un temporale, o presso una cascata o una fontana.

Visivamente è un arco composto da sette colori principali: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto, con il rosso all'esterno e il viola nella parte interna. Gli arcobaleni più spettacolari possono essere osservati quando metà del cielo è ancora scuro per le nuvole di pioggia e l'osservatore si trova in un punto con sopra il cielo sereno. L'effetto dell'arcobaleno è anche comune vicino alle cascate o alle fontane.

Da un aeroplano, si ha l'opportunità di vedere un arcobaleno a forma di cerchio intero, con l'ombra dell'aereo nel suo centro.

È difficile fotografare l'arco completo di un arcobaleno, in quanto sarebbe necessario un obiettivo grandangolare molto spinto.

Fin dall'antichità l'arcobaleno è sempre stato considerato un fenomeno atmosferico affascinante e legato alle divinità.

Nella Bibbia, l'arcobaleno è un simbolo del Patto di alleanza tra Dio e l'uomo. Dopo il diluvio universale, fu la promessa di Dio a Noè che non avrebbe mai più inondato l'intera Terra.

Per la filosofia buddista, l'arcobaleno è la scala con la quale Buddha ridiscende dal cielo. Anche in Cina l'arcobaleno assume un significato: l'insieme dei suoi colori rappresenta l'unione dello yin e dello yang, l'armonia dell'universo e della sua fecondità.

 

Già Aristotele aveva tentato di spiegare scientificamente la formazione dell'arcobaleno, ma fu solo con Cartesio che si ebbero i primi trattati matematici corretti su questo fenomeno.

La formazione dell'arcobaleno è determinata da tre effetti ottici distinti: rifrazione, riflessione e dispersione. I raggi solari infatti, quando entrano in una goccia di pioggia, supposta sferica, vengono rifratti, cioè deviano la loro traiettoria. Ciò deriva da un principio fisico che si verifica quando un raggio luminoso passa da un ambiente poco denso (l’aria) ad uno più denso (l’acqua). Poiché questa deviazione è leggermente diversa per i vari colori che compongono la luce bianca (quella del Sole), avviene anche il fenomeno della dispersione. In pratica quello che inizialmente era un unico raggio di luce bianca, diventa un fascio di luce colorata. Quando infine questo fascio colorato arriva alla parete opposta della goccia, esso viene riflesso e rimandato indietro verso l’osservatore che può vederlo perché si evidenzia bene sul fondo scuro della nube che lo forma.

Il principio ottico che abbiamo descritto è lo stesso che causa la dispersione della luce quando osserviamo un brillante.

Cartesio spiegò anche il perché l’arcobaleno ha la forma di “arco” più o meno completo, che noi vediamo in cielo. Essa infatti è dovuta al fatto che noi vediamo i raggi che arrivano al nostro occhio dall’insieme delle gocce che formano la nube. Per questo l’arcobaleno ci appare molto grande quando la nube è lontana e un po’ più piccolo quando la nube è vicina.

In alcuni casi è possibile assistere a più arcobaleni, tipicamente due, di cui il secondo appare esterno, con i colori in ordine inverso e più attenuato rispetto al primo.

domenica 19 giugno 2016

I climi dell’antichità

È un brano del libro:  “Il Clima e l’Ambiente” di Alfio Giuffrida
Si trova on line: http://t.co/L1oZOWLK  costo = 2,99 euro
I libri di Alfio Giuffrida fanno parte del filone letterario  VERISMO INTERATTIVO, in cui il lettore può diventare “Protagonista” del saggio commentando le discussioni aperte nel FORUM di questo  sito, sui vari argomenti di attualità inseriti nel testo.
 
Ma la descrizione del clima non si limitava alla temperatura, i greci davano molta importanza anche alla quantità di precipitazioni ed alla loro distribuzione nei vari mesi dell’anno. Anche il vento era ritenuto importante, non solo per la navigazione che, a quel tempo, era alla base dei commerci, ma anche come caratteristica climatica di un luogo.
Partendo da questi principii, era stata fatta una primordiale classificazione climatica delle regioni allora conosciute. Procedendo da sud verso nord, erano state individuate sette regioni climatiche: 1.           Clima di Meroè (Zona del Sudan)
2.           Clima di Syène (Zona di Assuan)
3.           Clima di Alessandria (Zona del delta del Nilo)
4.           Clima di Rodi (Mediterraneo meridionale)
5.           Clima di Roma (Mediterraneo settentrionale)
6.           Clima del Ponto Eusino ( Zona del Mar Nero)
7.           Clima di Boristene (Zona del Dnieper)
 
 
Notiamo tuttavia che nonostante l’ingenuità con cui è stata fatta, questa classificazione è perfettamente valida anche adesso. Al giorno d’oggi, infatti, gli elementi essenziali della climatologia sono rimasti gli stessi: la temperatura, le precipitazioni e il grado di ventosità. Tuttavia i parametri che caratterizzano ciascuna località, sono stati fissati in modo più scientifico.

mercoledì 15 giugno 2016

Carta, penna e calamaio


È un brano tratto dal libro (ebook lo trovate, in formato Kindle a soli 3,56 euro su   http://t.co/L1oZOWLK  ) CHICCO E IL CANE, di Alfio Giuffrida
 

“Si narra che una notte, un grande scrittore, stanco per aver completato il più bel romanzo della sua vita, si fosse addormentato sull’ultimo foglio che aveva appena scritto, dimenticando la candela ancora accesa. In quella atmosfera da favola, con la poca luce che illuminava l’uomo dormiente e tutti i suoi oggetti più cari che gli stavano intorno, la penna, come per incanto, cominciò a muoversi e parlare.

Cercò di sfilare il foglio da sotto la testa dello scrittore, con la curiosità di leggere per prima la sua opera. «Fatti forte e cerca di non romperti», disse austera alla carta mentre la tirava da un lembo, «altrimenti l’opera che “io” ho scritto, potrebbe lacerarsi e andare perduta, nonostante tutto l’impegno e la fatica con cui “io” mi sono impegnata a scriverla!».

«Ma stai scherzando», rispose indignata la carta, «il romanzo è tutta opera mia ed infatti, come vedi, sono io a custodirlo. Tu ti sei solo consumata strisciando su di me e lasciando una traccia di sporco sul mio corpo, ma sono “io” la vera detentrice dell’opera. Senza di me essa non esisterebbe».

A quel punto intervenne il calamaio, che si scorgeva appena dietro i pochi capelli dell’anziano scrittore. «Smettetela di litigare per qualcosa che non appartiene a nessuno di voi due. Un romanzo, come qualsiasi scrittura non è altro che un modo molto intelligente di ondeggiare dell’inchiostro su una superficie liscia, per cui è chiaro che sono solamente “io” l’autore del racconto.

La penna e la carta non sono importanti, ciò che conta è l’inchiostro. Ma esso può essere spalmato anche su un muro o su una tavoletta di legno, può essere steso con un pennello o con un penna d’oca, eppure anche in quel modo può essere ugualmente interessante ed affascinante».

Il loro battibeccare coinvolse tutti gli oggetti che erano nella stanza, i quali cominciarono ad animarsi anche loro e a schierarsi a favore dell’uno o dell’altro dei contendenti, oppure a reclamare a loro volta la paternità dell’opera. Nel loro contendersi facevano parecchio brusio, che tuttavia non svegliava il vecchio, stanco non nelle mani, ma nella mente, la quale tuttavia era sveglia e sorrideva di quell’agitazione con un’aria di grande superiorità, ben conscia di essere lei e solo lei l’autrice di un’opera così affascinante.

A un tratto tuttavia si sentì un sorrisetto appena accennato, che non si capiva da dove venisse. Era come se qualcuno vegliasse su tutti loro ed in quel momento si stesse compiacendo non solo del romanzo che Lui e solo Lui aveva ideato, ma anche di quell’uomo, che Lui aveva creato a sua immagine e somiglianza, nonché di quella mente e di tutti gli altri oggetti che si trovavano sulla Terra.

Tutti si zittirono e cominciarono a raccogliersi in se stessi, pensando a loro volta chi aveva potuto creare la penna o la carta o l’inchiostro. Anche la mente ebbe i suoi dubbi: «Ma come faccio io ad esistere?», si chiese.

«Chi ha inventato l’uomo? È effettivamente il frutto di un padre e una madre, oppure è stato ideato e realizzato da un Essere superiore, del quale tutti noi non abbiamo neanche idea di come sia fatto o quanto sia grande? Forse i corpi dei due genitori hanno fatto solo da tramite per la realizzazione di qualcosa che nessun uomo, da solo,  sarebbe in grado di progettare o costruire?

Sicuramente per ottenere un essere animato serve molto di più della semplice carne, qualcosa che nessuno di noi riesce ad immaginare. Noi non sappiamo chi possa avere questa capacità e intelligenza superiore, sappiamo solo che esiste ed è immensamente più grande di noi.

Al suo confronto siamo talmente piccoli, o talmente ignoranti, che non riusciamo a vederlo, ma sappiamo solo che esiste ed oltre l’uomo, nel senso materiale, ha anche ideato una mente, che ha posto dentro di lui. Forse», pensò la mente a voce alta, mentre tutti gli oggetti ascoltavano in silenzio, facendosi piccoli piccoli, impauriti da quella evidente verità «è proprio Lui che ha scritto il romanzo e creato tutte le altre cose che si trovano nell’Universo, mentre noi abbiamo solo fatto da tramite alle sue realizzazioni?».

Così l’incantesimo finì, tutti stettero di nuovo zitti e la pace e il silenzio regnò di nuovo su quella scena.”

sabato 11 giugno 2016

Un cane può essere di aiuto ad un bambino autistico?

È un brano tratto dal libro (ebook lo trovate, in formato Kindle a soli 3,56 euro su   http://t.co/L1oZOWLK  ) CHICCO E IL CANE, di Alfio Giuffrida

«Ero preoccupata per le crisi asmatiche di Cristiano e sapevo che il cane con il suo pelo poteva accentuare la sua malattia, ma pensavo anche a un’altra situazione che ci affliggeva ormai da tempo: Chicco stava abbastanza bene in salute, non piangeva molto, tutte le manifestazioni fisiche del suo corpo erano regolari, ma non parlava e non dava segno di interessarsi a nulla.

Aveva quasi quattro anni, ma non aveva ancora detto la sua prima parola, neanche mamma o papà, non cercava di giocare con gli altri bambini, il suo unico svago erano i trillini che gli davamo, li teneva in mano con interesse, li faceva suonare per ore ed ore, poi li posava e non chiedeva altro.». Susanna fece una piccola pausa, pensando a quell’episodio che lei considerava ormai lontano nella propria mente, poi riprese, pensando al presente. 

«Questo suo modo di stare in silenzio e di non mostrare segni d’interesse verso le altre persone o cose che gli stanno intorno, hanno fatto supporre a mio marito che potesse essere affetto da qualche grave malattia. Ma su questo argomento mio padre, parlando per esperienza, ci aveva sempre rassicurato che non era nulla di grave, che dovevamo aspettare ancora un po’ di tempo e avrebbe iniziato a parlare e ad essere normale.

Ma noi, in effetti, non credevamo a ciò, eravamo seriamente preoccupati per quel suo ritardo e quel gesto che il bambino aveva fatto nel volere accarezzare il cane era stata una sorpresa gradita ed inaspettata, era la sua prima manifestazione spontanea di interesse verso un essere vivente.  Ciò mi riempì di gioia, ero felice ma allo stesso tempo spaventata e presa di paura. Non aveva mai accennato alcuna carezza né verso di me né verso il padre.

Quella mano tesa verso il cane aveva acceso in me una Speranza, ma ero impreparata a giudicare il significato di quel gesto insperato da parte del mio bambino. Sapevo di essere troppo sconvolta per dare il contributo che spettava a me, per affrontare il grave problema che affliggeva la mia famiglia. Approfittavo della cultura di mio marito e della forte personalità di mio padre per chiudermi in me stessa, evitando di pensare e lasciando a mio marito ogni responsabilità e decisione.

Vincenzo invece prese in mano la situazione e, benché anche lui fosse sorpreso e titubante, fece cenno al cane di mettersi sul fianco destro della macchina, accompagnando il movimento con una carezza sul collo e il cane ubbidì. Poi prese il bambino dalle mie braccia e lo sistemò sul seggiolino fissato al sedile posteriore, quindi fece cenno alla cagnetta di salire in macchina e sistemarsi in basso, vicino alle mie gambe. Lei non ce la fece a salire da sola, forse era troppo stanca oppure solo spaventata.

Vincenzo dovette prenderla in braccio, le fece due coccole che la rassicurarono molto e lei smise di tremare. La depose a fianco alle mie gambe e lei si accovacciò nel minor spazio possibile. Se non avessimo saputo che era lì, non ci saremmo nemmeno accorti della sua presenza.»

Nel frattempo che Susanna parlava in modo così accorato, i due bambini cercavano di scrutarsi e di vincere a vicenda le loro paure. Milly vedeva che Chicco aveva una gran voglia di accarezzare il cane ed era disposta ad accontentarlo, ma aveva paura ad avvicinarsi a lui a causa dello scatto di terrore che il bimbo aveva fatto poco prima.

Si era messa un po’ distante da lui tenendo stretta la sua cagnetta per il collo, in modo che l’altro non potesse più slacciare il guinzaglio dal collare. Tuttavia il resto del corpo del cane era libero di muoversi e il bambino, pur essendo tenuto saldamente dalla mamma, si allungava un po’ per arrivare al dorso del cane e fargli una piccola carezza.

Sentendosi toccata la cagnetta cercò lo sguardo di Milly, come per rassicurarsi che lei fosse d’accordo a quel gesto di affetto. La bambina interpretò quello sguardo come una manifestazione di paura, per cui accarezzò il suo cane nel volto e le sorrise, «Vedi che il bimbo non ti fa nulla di male», le disse con tono affettuoso, non avendo capito che la cagnetta conosceva già quel bambino e non aveva paura di essere toccata da lui, sapeva che molte volte, in passato, l’aveva accarezzata con affetto e altre volte, non si sa perché, ma le aveva fatto del male tirandole fortemente qualche ciuffo di peli.

Con quello sguardo Molly voleva solo il consenso della sua nuova padroncina per farsi toccare da quel bimbo un po’ strano. Ma la bambina era molto socievole e si rivolse a Chicco con un cenno si sorriso per fargli capire che lo aveva già perdonato di quel suo gesto iniziale, che aveva destato tanta rabbia sia a lei sia alla sua mamma.

Susanna era afflitta quando parlava della malattia del suo bambino, ma in quel momento lo guardava con la coda dell’occhio ed era felice, perché egli aveva nuovamente accarezzato il cane con interesse, sotto gli occhi attenti di Milly che era ormai serena e sembrava voler giocare con lui, invitandolo più volte a chiamare in cane per nome. Anche Chicco era sereno, passava dolcemente la sua manina sul dorso della cagnetta guardando fissa la sua nuova amichetta, come per chiedere il permesso di poter continuare il suo gioco.

Sembravano sereni entrambi e questo aveva permesso a Susanna di parlare a lungo e raccontare la storia che aveva portato quella cagnetta nella loro famiglia, esprimendo anche le sensazioni che avevano avuto e le loro preoccupazioni per la salute del bambino. Cosa che sicuramente non avrebbe fatto se la sua mente non fosse stata addolcita nel vedere la mano del suo bimbo impegnata in una forma di gioco, qualunque esso fosse.

Tiziana invece osservava il comportamento di Chicco con timore. Era evidente che quel cane rappresentasse un aiuto per inserirlo a socializzare con gli altri bambini. Cosa avrebbe dovuto rispondere se le avessero chiesto di restituirglielo?

domenica 5 giugno 2016

La fiducia degli animali


È un brano del libro: “Chicco e il Cane” di Alfio Giuffrida

Si trova on line   http://t.co/L1oZOWLK
 

 


Si avvicinò a Tiziana e le disse di togliersi gli occhiali da sole: «Per capire se hai intenzioni buone o cattive il cane ti deve guardare negli occhi, solo così può capire il tuo stato d’animo». Lui per primo si tolse i Ray Ban che indossava, il cane lo fissò e capì dal suo sguardo che non aveva intenzioni ostili, così si calmò un po’ ed abbassò la testa, dando segno di non aver paura. Anche Tiziana si tolse gli occhiali e vide che il cane concesse anche a lei la possibilità di avvicinarsi. La ragazza accostò pian piano una mano al dorso del cane, che si fece accarezzare dolcemente. Aveva proprio bisogno di quel gesto di conforto dopo tanto dolore!

La donna si accovacciò sulle ginocchia per portare i suoi occhi all’altezza di quelli del cane e continuò ad accarezzarla sulla testa, guardandola fissa negli occhi, che erano umidi e tristi, finchè una grossa lacrima si formò nella parte inferiore degli occhi del cane e cadde giù. Alex non sapeva cosa dire, ciò che stava osservando lo stupiva e allo stesso tempo lo commuoveva profondamente: lui sapeva che i cani non piangevano, eppure in quel momento avrebbe potuto proprio giurare che quella cagnetta stesse piangendo. Certo il suo volto faceva trasparire una tristezza infinita. Anche Tiziana si commosse, alzò le sue braccia e le strinse attorno al collo della cagnetta in un abbraccio affettuoso. E la cagnetta fece altrettanto, posando con grande affetto le sue zampette sulle spalle della ragazza.

 

giovedì 18 febbraio 2016

“Il Clima e l’Ambiente”, di Alfio Giuffrida

Premessa



In qualsiasi nazione del mondo, l’argomento di cui si parla più diffusamente è il tempo: sia per chiedere se oggi è bello o brutto e come sarà domani, sia con la solita domanda della mamma al figlio lontano: com’è da te il tempo, fa freddo?
In questo breve saggio vedremo anzitutto che cosa si intende per climatologia, come è nata questa scienza che, al giorno d’oggi, è sulla bocca di tutti. Daremo una spiegazione degli eventi meteorologici che hanno lasciato il segno nell’ambiente terrestre, come il Diluvio Universale o gli sconvolgimenti che hanno determinato la scomparsa dei dinosauri. Parleremo delle ere geologiche, delle glaciazioni e dei periodi caldi interglaciali.
Vedremo poi che alla fine del medio Evo la gente si copriva di più rispetto ai giorni nostri, non solo per i costumi più severi, ma anche perché ...faceva più freddo. Analizzeremo un po’ più in dettaglio le variazioni climatiche che si sono verificate più recentemente, diciamo da quando è iniziata l’industrializzazione.
Parleremo del riscaldamento globale, che da alcuni decenni si sta verificando con un ritmo sempre crescente. Della “tropicalizzazione” e dell’effetto serra, generato sia dalle attività umane, sia dai fenomeni naturali, come le eruzioni vulcaniche. Daremo un cenno di uno strano risvolto che potrebbe essere causato dallo scioglimento dei ghiacci polari: quello di fermare la “Corrente del Golfo" con conseguente raffreddamento delle coste europee e infine, dei “cicloni” che, sempre più frequentemente, si affacciano sul Mediterraneo.

Analizzeremo gli elementi che caratterizzano il clima: la temperatura, primo parametro di effetto diretto sugli esseri viventi, le piogge sia come quantità che come distribuzione nei periodi dell’anno e poi il vento, di cui daremo solo un cenno. Capiremo perché alcune regioni sulla terra sono dette anecumeniche, ovvero dove le condizioni di vita sono ritenute impossibili. Eppure alcune persone ci vivono perché sono degli scienziati della missione Antartide, perché si sono arruolati nella Legione Straniera o ... perché ce li hanno mandati in un gulag.
Vedremo la distribuzione dei climi sulla terra e la Classificazione climatica di Köppen, che ne fornisce una panoramica completa. Parleremo quindi del clima focalizzando il rapporto con l’uomo e le condizioni favorevoli ad una vita sana e confortevole. Capiremo come i parametri climatici influiscono, con agi e disagi, sul nostro modo di vivere. L’influenza delle metropoli, l’azione degli edifici sull’assorbimento dei raggi solari e il modo in cui sono riusciti a condizionare la vita dell’uomo.


Concluderemo con le azioni che possiamo svolgere per migliorare la salubrità del nostro ambiente, dalle più semplici a quelle che sono più difficili da realizzare, perché comporterebbero delle gravi ripercussioni sul tenore di vita che ormai abbiamo acquisito e al quale è difficile rinunciare.