mercoledì 29 giugno 2011

Alfio GIUFFRIDA: Deserto Verde

Brani scelti:  La Pizza Margherita

Quella sera Alberto era solo e come al solito iniziò una passeggiata alla scoperta della città.
Vide una “Pizzeria” con l’insegna in italiano e notò che i due pizzaioli avevano capelli neri e baffi. «Sono sicuramente napoletani,» pensò tra se, «forse posso ancora scambiare due parole in italiano e sapere come si sono ambientati due connazionali in questo paese straniero.» per cui decise di entrare e mangiare qualcosa.
I pizzaioli, scoprì con meraviglia e un po’ di disappunto, non erano affatto italiani, ma egiziani e con loro cominciò a parlare in inglese della pizza, che Alberto rivendicava come un’invenzione italiana, mentre i due osti sostenevano che la pizza in Italia fu stata inventata un secolo fà mentre in Egitto si conosceva da oltre duemila anni.
Naturalmente avevano ragione entrambi, perché in effetti parlavano di due cose diverse, gli osti si riferivano alle focacce di pane azzimo, note da qualche millennio, che con l’aggiunta di pomodoro e mozzarella, al giorno d’oggi erano diventate un alimento molto diffuso, effettivamente simile alle pizze.
Alberto parlava invece delle “pizze napoletane” e ne raccontò l’invenzione ai due increduli egiziani.

«Un giorno che la nostra Regina Margherita era triste e rifiutava qualsiasi pietanza, un inserviente si mise alla ricerca di un piatto nuovo per stimolare l’appetito della Sovrana.
Parlando con un abile panettiere, che aveva il suo forno proprio davanti al Palazzo Reale di Napoli, questi ebbe l’idea di prendere una focaccia lievitata, condirla con pomodoro, mozzarella e basilico, i tre colori della bandiera italiana e fornirla, calda di forno, a Sua Maestà.
La “pizza” così preparata suscitò una tale Regale soddisfazione, che il fornaio si assicurò fama e celebrità per se, per le future generazioni e, soprattutto, per quel suo prodotto, che in pochi anni diventò uno degli alimenti più apprezzati in ambito nazionale e internazionale.»

sabato 25 giugno 2011

Le tigri di Sumatra

Allo stato brado essa vive solamente in questa grande isola dell'Indonesia occidentale, dove è diffusa ovunque, dalle foreste di pianura a quelle di montagna, con una predilezione per i luoghi dove è presente l’acqua, sia di fiume o di lago, che di mare. Si trova anche in molte aree non protette.
Essa è la più piccola tra tutte le sottospecie di tigri ancora esistenti. I maschi misurano circa 230 cm di lunghezza dalla testa alla coda e pesano circa 135 kg. Le femmine misurano in media 2 metri di lunghezza e pesano circa 90 kg.
Fino a qualche tempo fa esisteva una sottospecie ancora più piccola: la “Tigre di Bali” (Panthera tigris balica),  i cui maschi più grandi non arrivavano ai 100 kilogrammi, ma ormai non si trovano più individui di questa specie, l’ultimo esemplare si è estinto nel 1937.
La tigre di Sumatra è una specie che potrebbe essere definita “acquatica”, tra le sue dita infatti  è presente una membrana che, quando è distesa, le rende delle nuotatrici molto veloci.
A Sumatra, nel cuore della giungla, alcuni ricercatori sono riusciti a catturare, dopo cinque anni di monitoraggio, tramite una “camera-trap” del WWF (speciali videocamere a raggi infrarossi), le immagini di una tigre femmina e dei suoi cuccioli. Le suggestive immagini riprendono le tigri mentre annusano incuriosite l’attrezzatura video.
La popolazione selvatica delle tigri di Sumatra è stimata tra i 400 e i 500 animali, i quali vivono soprattutto nei parchi nazionali dell'isola.
La minaccia principale è la distruzione dell'habitat in cui esse vivono. Ciò sia come causa diretta della presenza dell’uomo, sia come conseguenza riflessa dei cambiamenti climatici che si stanno verificando a ritmo sempre più serrato. L’Indonesia infatti ha destinato una parte considerevole del suo patrimonio forestale alla coltivazione dell’olio di palma, del quale è diventata il primo paese produttore al mondo, a discapito della fauna e della flora, presente nel proprio territorio. Altri esemplari vivono in cattività nei parchi nazionali e negli zoo safari dell’Indonesia e di altre Nazioni, prima fra tutte l’Australia.
Nel 2007, il Ministero delle Foreste indonesiano ed il Safari Park hanno stabilito una cooperazione con l'Australia Zoo per la conservazione delle tigri di Sumatra e di altre specie minacciate. Nel 2008, allo Zoo di Perth, una tigre di Sumatra ha dato alla luce tre gemelline. I cuccioli hanno fatto il loro debutto in pubblico a novembre di quell’anno.
Altre iniziative, volte alla protezione della specie, sono state messe in atto dal governo indonesiano in occasione di situazioni particolari. Ad esempio nel 1997, quando sull’isola erano divampati vastissimi incendi a causa di una gravissima siccità che aveva colpito il Paese, causata dal fenomeno del Nino, che quell’anno è stato uno dei più violenti degli ultimi 100 anni. In quella occasione fu creato un corpo speciale per proteggere le tigri sia dalle fiamme che dalla reazione dei contadini inferociti, che venivano aggrediti dai felini in fuga dalle foreste. Gli eventi drammatici di questo episodio sono raccontati, con dovizia di particolari, nel romanzo “L’Anno del Nino” di Alfio Giuffrida.


martedì 7 giugno 2011

Il Telelavoro

Si è parlato, in dei precedenti articoli su questo stesso sito, del fatto che una grande metropoli introduce una sensibile variazione al microclima di una regione. Poiché queste variazioni, negli ultimi 40 anni stanno avvenendo con frequenza ed intensità sempre maggiore, ci preoccupiamo che esse possono determinare dei fattori di stress sull’organismo umano, il quale riesce sicuramente ad adattarsi ai cambiamenti climatici, ma non è detto che ci riesca quando questi avvengono troppo velocemente.
Abbiamo visto che le persone che vivono in città sono soggette principalmente ai seguenti fattori di stress:
  1. Il ricambio di aria è più lento rispetto alle zone rurali a causa della mancanza di ventilazione, dovuta alla presenza degli edifici.
  2. L’aria è inquinata dagli scarichi industriali e da quelli delle auto.
  3. Il surplus di temperatura dovuto all’isola di calore urbano favorisce le condizioni di afa che generano malessere nel nostro organismo e, in condizioni estreme, possono causare dei danni irreversibili.
Si potrebbe pensare quindi che la soluzione ideale sia quella di andare a vivere fuori dalle metropoli, in una zona non molto distante dal centro, ma ricca di alberi e recarsi in città solo ed inevitabilmente per il lavoro. Tuttavia anche questa soluzione introduce un altro problema, che probabilmente non è inferiore al primo. Ogni giorno il nostro organismo è costretto ad adattarsi ad un cambio di clima in un tempo relativamente breve e questo è sicuramente causa di disagio.
Per fare un esempio chiaro, una persona che vive in un’area rurale e raggiunge il suo ufficio al centro città in trenta minuti, ogni giorno sottopone il suo organismo a veloci variazioni climatiche.
Supponiamo che siamo in inverno: si alza in un clima riscaldato, proprio degli ambienti domestici, esce in un ambiente freddo e ventilato, rimane mezz’ora in macchina, in un ambiente caldo e chiuso. Esce per pochi minuti all’aria fredda e poi si ritrova per alcune ore nell’ambiente riscaldato e povero di umidità, proprio degli uffici. A fine lavoro esegue gli stessi adeguamenti climatici in senso inverso e la sera, se ritorna in città per qualche motivo, affronta nuovamente gli stessi percorsi. In estate, a causa dei condizionatori d’aria negli ambienti chiusi, le variazioni climatiche sono inverse, ma di entità anche maggiori.
Questi sbalzi di temperatura sicuramente non fanno bene alla salute. Il problema è stato evidenziato in forma esasperata durante le Olimpiadi di Atlanta, negli USA, dove molti atleti si lamentarono che l’aria condizionata, negli autobus che usavano per andare dagli alloggi agli stadi, era troppo forte e procurava loro dei fastidi.
E allora? Dobbiamo scegliere se soffrire in città o vivere in campagna adattandoci al solo lavoro di contadino? Certo le due soluzioni estreme non sono accattivanti, tuttavia si stanno studiando una serie di compromessi per risolvere il problema. Uno di questi sarebbe quello del “telelavoro”.
Questa idea è stata studiata negli Stati Uniti, per risolvere il drastico calo di rendimento che statisticamente si è notato nelle giornate particolarmente afose. Inizialmente era stata presa in considerazione la possibilità di lasciare a casa i dipendenti (retribuiti ma senza l’obbligo di venire in ufficio e prestare la propria opera) per il fatto che erano aumentati i casi di malattie della respirazione che avvenivano negli uffici non dotati di aria condizionata, con gravi esborsi di risarcimento ai dipendenti da parte delle società. In altri casi si era notato che, pur spendendo molto per dotare gli uffici di potenti condizionatori e tenerli accesi, il calo di rendimento nelle giornata di afa intensa era inevitabile, per cui era preferibile dotare gli uffici di impianti meno potenti e lasciare a casa i dipendenti nei pochi casi in cui la “temperatura di effetto” era superiore ad una certa soglia. La temperatura di effetto è un nuovo parametro fisico, ottenuto da una formula in cui entrano in gioco la temperatura, l’umidità relativa ed il vento, che rende conto del disagio fisico al quale è sottoposto il nostro organismo quando il valore della temperatura di effetto supera una certa soglia.
Esistono varie formule per il calcolo della temperatura di effetto, tra quelle già in uso possiamo ricordare alcuni indici ”Heat Index”, ”Indice di Thom” e “Humidex” applicabili principalmente al periodo estivo.
Nel 2004 l’Istituzione internazionale “European Cooperation in Science and Tecnology” ha promosso un gruppo di lavoro denominato “Action COST 730”, del quale faceva parte l’autore del presente articolo (vedi il sito http://www.cost.esf.org/about_cost/who/(type)/5/(wid)/17092) con lo scopo di sperimentare un nuovo parametro, detto UCTI (Universal Thermal Climate Index) in grado di stabilire il grado di disagio del nostro organismo in qualsiasi stagione e condizione. Il gruppo di lavoro (vedi il sito  http://www.utci.org/) è nella fase finale della ricerca. 
Tra i giornalisti il telelavoro è già una tecnica ben sperimentata ed usata, molti vivono in una città ed esercitano il loro lavoro in un’altra, inviando i loro articoli via email.
Una cosa veramente ben fatta sarebbe quella di poter applicare il telelavoro per i dipendenti pubblici. Questo tornerebbe molto utile non solo nei giorni di grande afa o di freddo intenso, ma sarebbe un modo per favorire il lavoro delle donne, che spesso sono costrette a stare a casa non tanto perché sono ammalate loro stesse, ma per accudire i loro bambini o familiari costretti a letto da qualche malattia, impossibilitando anche i genitori a recarsi al loro lavoro. Sarebbe ugualmente utile per alcuni portatori di handicap, che potrebbero svolgere normalmente utilissimi lavori restando a casa, mentre il fatto di dover andare in un ufficio li obbligherebbe a dei percorsi lunghi ed impegnativi, impedendo loro di avere un impiego, mentre con il telelavoro tutto ciò sarebbe possibile, con soddisfazione (economica e morale) loro ed con un indiscusso beneficio alla comunità.
In effetti dei progetti di legge su questo argomento sono già allo studio da parte del governo, ma ancora non si vedono risultati apprezzabili. Ci auguriamo di vederli preso.      
Come si vede, l’argomento è molto complesso e non è possibile esporlo in un solo articolo. Avremo modo di chiarire altri aspetti in successive discussioni.
            Alfio Giuffrida                     

venerdì 3 giugno 2011

Il Clima di Giugno in Italia

Dal punto di vista meteorologico, Giugno è il primo mese dell’estivo. Già dai primi giorni del mese si ha infatti  il punto di svolta tra la primavera, segnata da una marcata variabilità del tempo e l’estate vista come la stagione della stabilità  del tempo, con giornate calde e notti tiepide.
Nella prima parte del mese le temperature sono in costante aumento, tuttavia le giornate possono essere un po’ ventose, mostrando ancora evidenti i segni della primavera. È anche possibile che si verifichino delle ondate di calore e in alcuni casi si possono avere dei fastidiosi episodi di afa, soprattutto nelle città, dove la ventilazione è molto bassa.
Il tempo è variabile a causa di qualche perturbazione che si stacca dalla fascia perturbata (che in questo periodo scorre mediamente tra Francia e Germania) e si spinge più a sud, entrando nel Mediterraneo attraverso la Valle del  Rodano e  formando un minimo secondario sul Golfo di Genova. In genere queste perturbazioni non sono intense, tuttavia, muovendosi verso sud, interessano il litorale tirrenico con violenti scrosci generati dalla grande quantità di umidità che si trova dispersa nell’atmosfera nel periodo estivo. Al nord, durante le ore pomeridiane, cominciano le prime manifestazioni temporalesche di origine termoconvettiva, soprattutto sulle Alpi e la fascia prealpina.
Nella seconda parte del mese le temperature sono ancora in aumento e spesso raggiungono valori tipicamente estivi, con frequenti episodi di afa nelle città. In occasione di venti da sud possono verificarsi delle ondate di calore, come è avvenuto nel 1982, quando a Catania si sono raggiunti i 45°C. In questo periodo si passeggia tranquillamente a maniche corte anche nelle ore serali, mentre di giorno si sta volentieri al mare dove l’acqua è abbastanza calda da permettere la balneazione.
Il tempo tende a stabilizzarsi sempre di più grazie all’aumentare della pressione che risente dell’espandersi sulle nostre regioni dell’anticiclone delle Azzorre. Le precipitazioni diminuiscono notevolmente al sud, dando spazio a delle giornate tipicamente estive. Al nord si è invece nel pieno periodo dei temporali termoconvettivi che si manifestano nelle ore pomeridiane e serali.
I venti nella prima metà del mese sono ancora moderati e tendono a provenire dai quadranti settentrionali; nella seconda parte, di mattina si ha una netta diminuzione dell’intensità, nelle ore pomeridiane predominano invece i venti di brezza.
I mari sono generalmente poco mossi, ma possono essere temporaneamente mossi in occasione del passaggio delle perturbazioni che avvengono nella prima metà del mese; nella seconda parte del periodo si ha invece un aumento del moto ondoso nelle ore pomeridiane, a causa diventi di brezza.
A giugno le fioriture delle piante grasse cominciano a scarseggiare, tuttavia possiamo ancora ammirare il  Gymnocalycium e lo splendido Hildewintera. Le immagini sono tratte dal blog http://alphecca.blogspot.com/
Alfio Giuffrida