martedì 7 giugno 2011

Il Telelavoro

Si è parlato, in dei precedenti articoli su questo stesso sito, del fatto che una grande metropoli introduce una sensibile variazione al microclima di una regione. Poiché queste variazioni, negli ultimi 40 anni stanno avvenendo con frequenza ed intensità sempre maggiore, ci preoccupiamo che esse possono determinare dei fattori di stress sull’organismo umano, il quale riesce sicuramente ad adattarsi ai cambiamenti climatici, ma non è detto che ci riesca quando questi avvengono troppo velocemente.
Abbiamo visto che le persone che vivono in città sono soggette principalmente ai seguenti fattori di stress:
  1. Il ricambio di aria è più lento rispetto alle zone rurali a causa della mancanza di ventilazione, dovuta alla presenza degli edifici.
  2. L’aria è inquinata dagli scarichi industriali e da quelli delle auto.
  3. Il surplus di temperatura dovuto all’isola di calore urbano favorisce le condizioni di afa che generano malessere nel nostro organismo e, in condizioni estreme, possono causare dei danni irreversibili.
Si potrebbe pensare quindi che la soluzione ideale sia quella di andare a vivere fuori dalle metropoli, in una zona non molto distante dal centro, ma ricca di alberi e recarsi in città solo ed inevitabilmente per il lavoro. Tuttavia anche questa soluzione introduce un altro problema, che probabilmente non è inferiore al primo. Ogni giorno il nostro organismo è costretto ad adattarsi ad un cambio di clima in un tempo relativamente breve e questo è sicuramente causa di disagio.
Per fare un esempio chiaro, una persona che vive in un’area rurale e raggiunge il suo ufficio al centro città in trenta minuti, ogni giorno sottopone il suo organismo a veloci variazioni climatiche.
Supponiamo che siamo in inverno: si alza in un clima riscaldato, proprio degli ambienti domestici, esce in un ambiente freddo e ventilato, rimane mezz’ora in macchina, in un ambiente caldo e chiuso. Esce per pochi minuti all’aria fredda e poi si ritrova per alcune ore nell’ambiente riscaldato e povero di umidità, proprio degli uffici. A fine lavoro esegue gli stessi adeguamenti climatici in senso inverso e la sera, se ritorna in città per qualche motivo, affronta nuovamente gli stessi percorsi. In estate, a causa dei condizionatori d’aria negli ambienti chiusi, le variazioni climatiche sono inverse, ma di entità anche maggiori.
Questi sbalzi di temperatura sicuramente non fanno bene alla salute. Il problema è stato evidenziato in forma esasperata durante le Olimpiadi di Atlanta, negli USA, dove molti atleti si lamentarono che l’aria condizionata, negli autobus che usavano per andare dagli alloggi agli stadi, era troppo forte e procurava loro dei fastidi.
E allora? Dobbiamo scegliere se soffrire in città o vivere in campagna adattandoci al solo lavoro di contadino? Certo le due soluzioni estreme non sono accattivanti, tuttavia si stanno studiando una serie di compromessi per risolvere il problema. Uno di questi sarebbe quello del “telelavoro”.
Questa idea è stata studiata negli Stati Uniti, per risolvere il drastico calo di rendimento che statisticamente si è notato nelle giornate particolarmente afose. Inizialmente era stata presa in considerazione la possibilità di lasciare a casa i dipendenti (retribuiti ma senza l’obbligo di venire in ufficio e prestare la propria opera) per il fatto che erano aumentati i casi di malattie della respirazione che avvenivano negli uffici non dotati di aria condizionata, con gravi esborsi di risarcimento ai dipendenti da parte delle società. In altri casi si era notato che, pur spendendo molto per dotare gli uffici di potenti condizionatori e tenerli accesi, il calo di rendimento nelle giornata di afa intensa era inevitabile, per cui era preferibile dotare gli uffici di impianti meno potenti e lasciare a casa i dipendenti nei pochi casi in cui la “temperatura di effetto” era superiore ad una certa soglia. La temperatura di effetto è un nuovo parametro fisico, ottenuto da una formula in cui entrano in gioco la temperatura, l’umidità relativa ed il vento, che rende conto del disagio fisico al quale è sottoposto il nostro organismo quando il valore della temperatura di effetto supera una certa soglia.
Esistono varie formule per il calcolo della temperatura di effetto, tra quelle già in uso possiamo ricordare alcuni indici ”Heat Index”, ”Indice di Thom” e “Humidex” applicabili principalmente al periodo estivo.
Nel 2004 l’Istituzione internazionale “European Cooperation in Science and Tecnology” ha promosso un gruppo di lavoro denominato “Action COST 730”, del quale faceva parte l’autore del presente articolo (vedi il sito http://www.cost.esf.org/about_cost/who/(type)/5/(wid)/17092) con lo scopo di sperimentare un nuovo parametro, detto UCTI (Universal Thermal Climate Index) in grado di stabilire il grado di disagio del nostro organismo in qualsiasi stagione e condizione. Il gruppo di lavoro (vedi il sito  http://www.utci.org/) è nella fase finale della ricerca. 
Tra i giornalisti il telelavoro è già una tecnica ben sperimentata ed usata, molti vivono in una città ed esercitano il loro lavoro in un’altra, inviando i loro articoli via email.
Una cosa veramente ben fatta sarebbe quella di poter applicare il telelavoro per i dipendenti pubblici. Questo tornerebbe molto utile non solo nei giorni di grande afa o di freddo intenso, ma sarebbe un modo per favorire il lavoro delle donne, che spesso sono costrette a stare a casa non tanto perché sono ammalate loro stesse, ma per accudire i loro bambini o familiari costretti a letto da qualche malattia, impossibilitando anche i genitori a recarsi al loro lavoro. Sarebbe ugualmente utile per alcuni portatori di handicap, che potrebbero svolgere normalmente utilissimi lavori restando a casa, mentre il fatto di dover andare in un ufficio li obbligherebbe a dei percorsi lunghi ed impegnativi, impedendo loro di avere un impiego, mentre con il telelavoro tutto ciò sarebbe possibile, con soddisfazione (economica e morale) loro ed con un indiscusso beneficio alla comunità.
In effetti dei progetti di legge su questo argomento sono già allo studio da parte del governo, ma ancora non si vedono risultati apprezzabili. Ci auguriamo di vederli preso.      
Come si vede, l’argomento è molto complesso e non è possibile esporlo in un solo articolo. Avremo modo di chiarire altri aspetti in successive discussioni.
            Alfio Giuffrida                     

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