giovedì 20 agosto 2015

Ricordi di un paesello tra Catania e l'Etna


È un brano del libro: “Chicco e il Cane” di Alfio Giuffrida

Si trova on  line  http://t.co/L1oZOWLK


Nel suo letto, zuppo di sudore, il giudice pensò a quei pomeriggi in cui doveva sbrigarsi a fare i compiti che gli aveva assegnato la maestra, per poi correre fuori a giocare con gli altri bambini della sua età. Cercò di ricordare i nomi di alcuni di loro: c’era Turi, che da grande era diventato giornalista e scrittore, Nino che poi fece il pasticciere e Filippo già destinato a fare il farmacista, perché quello era il lavoro di suo padre; e tanti altri. Quanti ricordi, dolci e confusi, passarono per qualche istante nella sua mente stanca!

Nel paese si conoscevano tutti e i bambini andavano sempre a giocare nel piazzale davanti alla Chiesa Madre e poi, non appena cominciava a farsi tardi, si riunivano tutti nella sede della “Democrazia Cristiana”: un grande salone dove nei periodi subito antecedenti le elezioni, i politici locali tenevano dei comizi al chiuso, mentre nei rimanenti periodi dell’anno era gestito dai notabili di quel partito.

In pratica quella sala era sempre a disposizione di quegli anziani, ritenuti politicamente fedelissimi, che stavano lì a giocare a carte e guardare la televisione. C’era uno di quei primi televisori che si videro in Italia a metà degli anni ’50, acquistato presso l’unico rivenditore che nella vicina città era riuscito ad accaparrarseli, il quale diceva con grande orgoglio, che lui li importava direttamente dall’America.

Era uno di quegli apparecchi grandi, pesanti, profondi e con lo schermo piccolo, al quale, come era di abitudine a quel tempo, si usava far costruire dal falegname del paese un mobile ad hoc per contenerlo. Quello situato nella sede della Democrazia Cristiana era di legno scuro, con le ante, che la sera, quando finivano i programmi ed appariva una antenna televisiva che scendeva e scompariva nella parte bassa dello schermo, si potevano chiudere per proteggere quel prezioso strumento tecnologico e custodirlo, oltre che dalla polvere e dagli urti accidentali, anche dagli sguardi dei curiosi del partito opposto, che sicuramente lo desideravano ma non erano ancora riusciti a raggiungere l’accordo, o la somma, per poterlo acquistare e finalmente vedere anche loro le notizie, i film e gli spettacoli che diventavano sempre più interessanti.




martedì 18 agosto 2015

In viaggio a Stoccolma

La capitale del nord è li, distesa tra decine di isole.

Il nucleo più antico è a Gamla Stan, dove adesso sorge il Palazzo Reale e li c’è l’albergo dove abbiamo alloggiato, il First Reisen, davvero confortevole (vedi recensione su Tripadvisor a nome AlfioG). Sul forum del mio sito http://www.alfiogiuffrida.com/ è aperta una discussione su “VARIE - Libri, ricette e ristoranti. Non saranno culturali, ma destano un sicuro interesse!”, si riferisce soprattutto ai libri di cucina, ma vi pregherei di inserire qualche commento anche sui migliori (o peggiori) ristoranti in cui vi siete trovati.



Gamla è tutta un’isola pedonale, con le strade ciotolate e piene di negozi di artigianato, il suo cuore di è Stortorget, la piazza dove c’è l’Accademia di Svezia. I ristoranti sono molti e si mangia bene, provate il Michelangelo, dove sono stati ospiti molte personalità di tutto il mondo, tra cui alcuni italiani.



A Gamla c’è il negozio di Lena Linderholm, dove si possono acquistare le tovaglie artigianali che l’artista dipinge nel suo girovagare tra Svezia e Provenza, assieme al marito musicista Gosta Linderholm.


Sulla terraferma c’è il quartiere dello shopping, dove si accede dalla strada durante l’estate, mentre in inverno, quando fa freddo, è meglio percorrere i sottopassaggi, che costituiscono un vero e proprio livello coperto, dove si aprono gli ingressi dei negozi, permettendo di stare comodamente al caldo mentre fuori ci sono 15 gradi sotto zero.

Sul lungomare di Strandvagen si affacciano gli edifici più eleganti e i negozi delle griffe e, tra le vetrine di Armani e Dior, ecco Saluhall, il mercato coperto. Ma non aspettatevi i pavimenti scivolosi davanti agli espositori di pesce o i cesti stracolmi di verdure! È pulitissimo e il pesce, se volete, ve lo cucinano e potete mangiarlo seduti come ad un comodo ristorante; il salmone marinato che ho mangiato da Lisa Elmovist è il migliore che ho assaggiato nella mia lunga carriera di “buongustaio” (vedi il discreto numero di recensioni su Tripadvisor).


A Stoccolma si gira bene con gli autobus turistici, sono comodi e puliti (anche i vetri, che non disturbano la foto al teatro dell’opera), o con il battello, che fa il giro delle isole (non preoccupatevi, il comandante non è Schettino).


Per fare un pò di cultura, c’è il Museo Vasa, dove è stato sistemato l’unico vascello al mondo, affondato il 10 agosto 1628, a poche centinaia di metri da dove era stato appena varato, che sia giunto ai giorni nostri, con oltre il 95 percento dei suoi componenti originali conservati, e le sue centinaia di sculture.

 
Li vicino c’è il museo degli ABBA, il complesso musicale che negli anni ’70 ha fatto concorrenza ai Beatles e ai Rolling Stones.


 
Non siate scettici, entrate, è bellissimo! In un attimo vi ritrovate in mezzo a loro, in quell’ambiente folle che ha fatto definire “mitici” quegli anni. C’è l’enorme consolle dove venivano elaborati i loro brani, il loro studio, le sale di incisione dove potete esibirvi anche voi a cantare una loro canzone come con il karaoke o ballare tra le loro immagini virtuali tridimensionali.


 
Insomma un paio di giorni a Stoccolma sono proprio ben spesi.