mercoledì 13 giugno 2012

Padre padrone

Il problema del “padre padrone” esiste ancora??? Era molto in voga un secolo fa, al tempo della emancipazione della donna, ma poi sembrava del tutto scomparso. Adesso invece sono i giovani a non saper decidere sui fatti più essenziali della loro vita. Il crollo della famiglia ha fatto mancare loro quella “educazione” che era ed è essenziale per affrontare i sacrifici che la vita impone e quando c’è da prendere una decisione i giovani non sanno prenderla. Ecco che allora interviene il padre, che prende una decisione! Ma è quella giusta? Oppure è quella che è convenuta a lui? Oppure è il padrigno a prenderla? E, in questo caso, è ciò che serve al giovane o il padre se ne è solamente “lavato le mani”??

Nel libro “L’Anno del Niño” si affronta tale argomento, per discuterne.

Ecco il brano in cui Manuela ha bisogno del consiglio del padre, mentre lui, con tanta ignoranza e senza neanche un po’ di diplomazia,  “se ne lava le mani”, gettando la figlia nello sconforto.



<< Ad un tratto vide sulla riva sinistra un gruppo di capanne fatte un po’ meglio delle altre, si avvicinò e in lontananza scorse la figura di Manuela. Era seduta su una panca e guardava verso il mare, ma il suo sguardo era assente, la sua mente era altrove.

Si diresse verso riva e cominciò a chiamare l’amica e fare gesti con le braccia, ma lei non si mosse, ad un tratto dalla capanna uscì il nonno, che riconobbe Isabella e le fece cenno di avvicinarsi.

Quando Beppino abbracciò Isabella, fra di loro ci fu grande commozione, piansero assieme di gioia e di dolore, affranti entrambi nel vedere lo sguardo di Manuela, che da quando si era allontanata dal padre era rimasto sempre perso nel nulla e la sua bocca non aveva più proferito alcuna parola.

In quel momento avvenne un piccolo miracolo che il nonno notò subito e lo fece gioire: sulle guance di Manuela era apparsa una lacrima. Fu quello il primo segno di esternazione di un dolore profondo, troppo a lungo cementato nel suo cuore. Questo riaccese nel nonno la speranza di una prossima guarigione di Manuela e la gioia lo fece ridere e saltare come un ragazzino, vide le due donne avvicinarsi e stringersi in un caloroso abbraccio e questo fu per lui la grazia più grande che il Signore gli avesse potuto concedere.

«Sei tornata da me,» disse Manuela alla sua amica ritrovata, «c’è ancora qualcuno con cui mi posso confidare, a parte il nonno. Aiutami Isabella, ti voglio bene, solo tu puoi aiutarmi».

Erano due mesi che Manuela non parlava, non rideva e non piangeva, mangiava solo qualcosa perché imboccata dal nonno, il suo sguardo era rimasto vuoto da quando, tornata a casa dal suo viaggio a Parigi, con lo sguardo assente e la mente vuota, con un filo di voce aveva detto alla madre quello che era successo. Avrebbe voluto una reazione dalla madre, che potesse scuoterla dallo stato di torpore in cui era caduta, avere un bambino da far nascere, da una persona che non si ama, non è cosa da poco, aveva un’amica, ma in quella stessa occasione l’aveva persa. Purtroppo la madre non aveva saputo darle una parola di conforto, la sua educazione familiare era di quelle in cui era sempre l’uomo a decidere tutto. «Vai da tuo padre,» le aveva detto, «vedi cosa ti dice lui». Ma con il padre era andata peggio, forse non aveva capito la gravità della depressione in cui era caduta la figlia, alla quale dette solo l’impressione di averlo disturbato cercando di coinvolgerlo nel dovere affrontare un problema, nel quale non voleva assolutamente essere coinvolto.

Manuela aveva assolutamente bisogno di una parola di conforto, ma in mancanza avrebbe sicuramente preferito una reazione anche violenta, uno sfogo brutale da “padre padrone”, ma l’indifferenza no! Si sentiva rifiutata come figlia, abbandonata con il suo carico di responsabilità e dolore e sola, completamente sola ad affrontare la vita e i suoi problemi.

Da allora Manuela non aveva più parlato, neanche con Antoine, l’unico che era venuto a trovarli, poichè il nonno aveva telefonato a quel numero che la nipote custodiva gelosamente nell’agenda. Anche lui aveva affrontato un viaggio avventuroso per trovarli, oltre il volo da Parigi a Quito, seguendo le istruzioni che gli aveva fornito il nonno, era arrivato in macchina fino ad Esmeraldas e da li, non riuscendo a trovare altro modo per raggiungere la costa, aveva noleggiato un elicottero e si era fatto portare nella zona delle “capanne degli indigeni”, fino a trovare il vecchio bianco che parlava spagnolo.

Era sceso dall’elicottero con una scaletta a corda, così i due vecchi avevano parlato un po’ ed assieme erano andati da Manuela, lei lo riconobbe e pianse molto, ma non riuscì a dire una parola a quel brav’uomo che pure cercava di consolarla. Così Antoine dovette andar via, l’elicotterista che era rimasto in volo sopra l’isola fece cenno che non poteva aspettare più a lungo. Dette al nonno un bel po’ di soldi, che da allora lui tenne ben nascosti nella capanna, forse un giorno, tra la gente che ne conosce il valore, sarebbero potuti ritornare utili, ma in quella capanna non servivano a nulla, loro vivevano del pesce che pescava il nonno con la sua barca e non avevano bisogno d’altro.

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Questi fatti accadono solo dove la popolazione è più arretrata o accadono anche in Italia. Esprimete il vostro parete tramite un commento.

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