sabato 11 febbraio 2012

L’ondata di freddo del 1929 in Italia

Siamo in inverno e fa freddo. Come sempre, qualcuno tra le persone più anziane racconta di qualche inverno che è stato molto più rigido di adesso. Ma quali sono stati, dati alla mano, gli inverni più freddi degli ultimi 100 anni?
In Italia le principali ondate sono state quelle del 1929, del 1956 e del 1985. Vogliamo darne ricordo su questa rubrica in tre articoli dedicati ciascuno ad una di queste ondate di freddo. Un quarto articolo sarà dedicato ad una delle tante ondate fredde che avvengono in Russia, con temperature che arrivano a -40°C.

Nel 1929 l’ondata di freddo interessò tutta l’Europa, ad iniziare dai primi giorni di gennaio, protraendosi per tutto il messe successivo, con un massimo di intensità tra l’11 e il 15 febbraio.
L’Italia rimase interessata in tutte le regioni, anche se i fenomeni più intensi si manifestarono in Toscana ed Emilia Romagna dove, il 13 febbraio, il manto nevoso assunse altezze da record: 80 cm a Parma, 60 cm a Ferrara, 50 cm a Ravenna, 40 cm a Pistoia, Firenze, Livorno e Lucca.  Le temperature più basse si verificarono a  Ravenna (-25°C), ma in molte città come Trieste, Milano e Torino si raggiunsero valori attorno ai -15°C.
Una meticolosa cronistoria di questa ondata fredda si può leggere su un sito gestito da appassionati di meteorologia del comune di Santarcangelo di Romagna (  http://www.arcibalbo-santarcangelo.it/inverno29_1.htm   ), al quale rimandiamo per notizie più dettagliate.
Già durante il mese di dicembre 1928, piogge intense ed abbondanti nevicate avevano imperversato su gran parte dell’Europa, creando gravi danni. All’inizio di gennaio di quel famoso 1929, su Roma si abbatté un violento nubifragio che provocò l’innalzamento del Tevere oltre i livelli di guardia. I cittadini della capitale erano estremamente preoccupati per i danni che poteva provocare un eventuale straripamento del fiume e il Prof. Filippo Eredia, intervistato sulla eccezionalità dell’evento, confermò che le precipitazioni che si erano verificate in quei giorni erano notevolmente superiori alla norma. Riguardo invece le possibili evoluzioni della situazione meteorologica, non si sbilanciò in previsioni azzardate! Nulla faceva presagire che il peggio doveva ancora arrivare!
A quel tempo il Servizio Meteorologico Nazionale era costituito dall’”Ufficio Presagi”, alle dipendenze del Commissariato per l’Aeronautica, il cui Direttore era proprio il Prof. Eredia, il quale era anche docente di meteorologia all'Università di Roma ed uno dei più conosciuti meteorologi a livello mondiale.
Il giorno 8, Firenze e gran parte della Toscana si era svegliata coperta da un manto di 20 centimetri di neve ed una temperatura di -11°C. Ben più gravi erano tuttavia le notizie che arrivavano dalle principali città del nord Europa: Copenaghen era coperta da oltre un metro di neve ed a Berlino lo strato nevoso raggiungeva i due metri, mentre in Ungheria il lago Balaton era completamente gelato.
Per tutto il resto del mese di gennaio si alternarono abbondanti nevicate in tutte le regioni italiane, comprese quelle meridionali, a giorni di cielo sereno, con temperature molto basse soprattutto nelle notturne, durante i quali la neve si trasformava in solidi lastroni di ghiaccio.
All’inizio di febbraio sulle zone montuose dell’Appennino Tosco-Emiliano si era accumulato uno strato di neve di oltre un metro, mentre nelle città il manto era meno spesso, ma non accennava mai a scomparire in quanto le temperature, anche nelle ore più calde della giornata, raggiungevano valori di poco superiori allo zero. Anche le rive dell’Arno ed il lago di Massaciuccoli, in alcuni tratti, presentavano un sottile strato di ghiaccio, così come i due laghi di Chiusi e Montepulciano che, in superficie, erano completamente ghiacciati.  In Puglia, l’altopiano delle Murgie era coperto da uno strato di neve alto circa due metri.  
Il giorno 11 febbraio si verificarono abbondanti nevicate in tutta la Toscana, soprattutto nella provincia di Firenze, dove in alcune zone la neve raggiunse lo spessore di oltre 50 cm. In Friuli si raggiunsero temperature attorno ai -22°C.
Sul resto dell’Europa la situazione era ancora più grave: secondo fonti non ufficiali, a Varsavia la temperatura scese fino a -45°C, mentre numerose località sul Mare del Nord rimasero completamente isolate.
Il giorno 14, in alcune località del nord Italia le temperature minime raggiunsero i valori più bassi del periodo: Faenza -20°C, Padova -16°C, Ferrara, Pavia e Varese -13°C. Quel giorno nevicò in modo continuo per oltre 24 ore e, alla fine, praticamente tutta la Pianura Padana era coperta da uno strato di circa 40 cm di neve. 
Anche Roma fu colpita da una abbondantissima nevicata per gran parte della notte e il peso della neve spezzò vari fili dell'energia elettrica, bloccando il traffico in tutta la città. Nei pressi di Ascoli Piceno una valanga travolse ed uccise 6 persone.
Dal giorno 18 le temperature sono state in continuo e veloce aumento, creando numerosi e pericolosi episodi di ingorgo nel deflusso delle acque, a causa della neve che si scioglieva ingrossando i fiumi e trasportando in superficie grandi blocchi di ghiaccio che rappresentavano un pericolo per tutto ciò che i corsi d’acqua incontravano nel loro turbinoso scorrere.


Altre notizie al riguardo si possono trovare sul blog    http://alfiogiuffrida.blogspot.com/

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