sabato 31 ottobre 2015

Erice CENTRO DI CULTURA SCIENTIFICA “ETTORE MAJORANA”

Sicilia, la terra in cui sono nato, li c’è Erice, o meglio, il CENTRO DI CULTURA SCIENTIFICA “ETTORE MAJORANA”. 

Una breve frase che rievoca un mare di ricordi. Già perché fra le tante discipline di quella famosa Scuola, fondata dall’illustre Prof. Antonio Zichichi, c’è anche la Meteorologia!

Ricordo bene il primo convegno a cui ho avuto l’onore e il piacere di partecipare: il 2° Corso su “Satellite Meteorology”, dal 12 al 22 Novembre 1980, diretto dal Gen. Abele Nania, allora Capo Servizio Meteorologico dell’Aeronautica. Conservo ancora l’attestato che veniva rilasciato alla chiusura del corso.

Gli Ufficiali maggiormente impegnati nel coordinare le varie “lezioni” dei meteorologi provenienti da tutto il mondo, erano Roberto Sorani (diplomatico elargitore di complimenti) e Stefano Zanni (factotum), allora, se ben ricordo, entrambi capitani. Le letture si tenevano nell’ex convento di San Rocco, il cuore del Centro, dove c’era anche la segreteria e i pochi uffici. A “San Domenico” c’era la grande aula dell’inaugurazione, con i discorsi “impegnati” sullo scopo del Centro e del Corso. Alla fine si svolgeva li anche il saluto di congedo: una festa spettacolare con i canterini siciliani che suonavano “’u friscalettu” e cantavano “ciuri ciuri”.

Gli alloggi erano nell’ex convento di San Francesco, dove si dormiva in due per ciascuna cella. In quel primo convegno, lo ricordo bene, il mio compagno di camera era il Prof. Vinicio Quesada, dell’Università di Cagliari.

Sono stato altre volte ospite del Centro, una nel 1984, per seguire un Seminario su: “Applicazioni di agrometeorologia in zone semi aride”, di cui l’amico e collega Carlo Adamo mi ha inviato la locandina, firmata da alcuni partecipanti, tra cui il sottoscritto.

A leggerla vedo la firma del Prof. Rijks allora capo di una commissione a Ginevra, istituita dall’ONU, con il compito di indagare le potenzialità che aveva la Terra per nutrire una popolazione che ormai era prossima ai cinque miliardi. Durante una cena ci siamo scambiati le cravatte, lui ne aveva una, ambitissima, della American Meteorological Society, con i simboli meteorologici ricamati su uno sfondo blu, che conservo ancora come un prezioso ricordo.
 
Quanti ricordi, di studio e goliardici, tra cui le interminabili serate passate nella “taverna” situata al piano cantinato del complesso di San Rocco, dove si parlava fino a notte inoltrata di meteorologia, ci si confrontava sulle proprie esperienze, senza confini di razza o di religione, eravamo italiani, americani, russi, indiani e chi più ne ha più ne metta. Non c’erano interferenze tra cattolici, buddisti e maomettani. Solo quando si andava a cena assieme, c’era qualche problema nel menù degli ospiti arabi e indiani, che non mangiavano alcuni tipi di carne, ma c’era l’Osteria “Da Filippo”, dove si faceva una “pasta con le sarde” che metteva tutti d’accordo.

Poi ci sono ricordi ben precisi ed altri vani. Tra gli attestati ne ritrovo un altro che si legge appena, perché il tempo ha sbiadito l’inchiostro della vecchia fotocopia, riguarda un “Workshop sui modelli di previsioni numeriche ad area limitata, mediante computers di limitata potenza”, altro no riesco a leggere.  

Una particolarità rimasta indelebile nella mente era il peso della chiave della cella dove si andava a dormire, era enorme, di ferro e, soprattutto … unica, che dovevamo portare dietro con noi tutta la giornata e quindi fare in modo che la tenesse colui che pensava di ritirarsi per primo in camera. In uno dei convegni dividevo la cella con il Col. Ernesto Migliardi, per cui, in segno di rispetto verso il grado (io ero appena capitano), toccava portala sempre a me.

Altro episodio particolare è stata una cena, la sera di inaugurazione o di saluto, questo non lo ricordo, ma era previsto un ospite di grande riguardo: l’On. Giulio Andreotti (allora Ministro o Primo Ministro). Io stavo discutendo con il Gen. Nania della “nostra” Catania, quando vediamo un gran movimento da cui emergono il Prof. Zichichi e l’On. Andreotti, che si dirigono verso di noi. Il Professore fa segno al Generale di accomodarsi per cenare ed io mi ritrovo, imbarazzato, al centro della scena, cercando il modo più discreto per accommiatarmi.  Ma è l’On. Andreotti a togliermi di impaccio, facendomi segno di sedermi al tavolo con loro. Fu una cena in cui l’Onorevole parlò quasi sempre lui, lasciando poco spazio anche al Prof. Zichichi il quale, come abbiamo visto in molte occasioni in televisione, è un bel chiaccherino. Ma i fatti  e gli aneddoti che raccontò Andreotti, per me furono scuola di vita e di diplomazia, da cui ho imparato molto.  
 

Altri episodi da ricordare sono quelli dovuti alla presenza di persone con usi e costumi molto diversi dai nostri, come ad esempio i molti rappresentanti di nazioni africane. Una volta il delegato del Madagascar, alto due metri, non abituato a bere vino, ha voluto appena assaggiare la nostra bevanda. Ne aveva bevuto meno di un bicchiere, nella famosa “cantina” e si è subito ubriacato, per cui abbiamo dovuto sorreggerlo “a spalla” e portarlo in giro per le stradine di Erice fino alla sua camera di albergo.

Quante sere passate a bivaccare nella taverna, dove una sera due ospiti della delegazione russa, di origine cosacca, hanno inneggiato alla loro famosa danza. Ma accanto alla botticella del marsala c’era anche una chitarra e qualcuno sapeva suonarla, per cui non potevano più tirarsi indietro. In un attimo è stato uno spettacolo tanto incredibile quanto inatteso, vedere due sessantenni (o poco giù di li) esibirsi in un frenetico lancio delle gambe in avanti, al ritmo di “casatschok”, che ci ha lasciato sbalorditi.

E poi c’erano i discorsi tecnici, di meteorologia, in cui si confrontavano metodi di ricerca e si stipulavano infiniti accordi di future collaborazioni. In una di quelle occasioni il Prof. Mohamed El Shahawy, allora capo del Dipartimento di Meteorologia dell’Università del Cairo, in Egitto, ha voluto che io fossi Relatore (pur se solo per corrispondenza) di due suoi studenti: il Dr: Hossny Mohamed Sayed Haseanan per un Master Degree con una tesi intitolata: “Studies On Some Regional Climatic Changes” e il Dr. El Sayed Mohamed Abdel Hamid Robba, per un Ph. Degree con una tesi intitolata “Impact of Urbanization on Meteorology and Human Comfort in Greater Cairo, Egypt”. La tesi di quest’ultimo, che mi è stata inviata a casa ben rilegata, ha fatto da base per alcuni mie studi sulla Climatologia Urbana. In essa spicca una bellissima dedica che voglio mostrarvi, in quanto è stata realizzata come un’opera d’arte (secondo quanto scritto nella pagina successiva, in inglese, credo significhi: Dedica ai mie genitori, a mia moglie e alle mie figlie Ahya e Alaa).             

E tanto, tanto altro ancora fra quelle mura e le anguste strade di quel borgo medievale. Ecco perché, quando un mese fa mia moglie mi ha proposto di visitare Erice, non me son fatto dire due volte. Giunto davanti al grande portone, ho chiesto il permesso e le ho fatto visitare il corridoio delle bandiere (adesso non ci sono più, ma c’è una grande scritta ed una foto del Prof. Zichichi con il Papa Giovanni Paolo II.

Tutto cambia, ma i ricordi rimangono, anche quelli dei buoni piatti siciliani da gustare e, visto che “Filippo” non c’è più, siamo andati alla “Pentolaccia” un altro dei ristoranti storici in cui si andava a rifocillare il corpo dopo le fatiche della scienza.

2 commenti:

  1. Ottima la puntata di "Muro" su Sky Arte dedicata all'opera di Verlato su Pasolini... Recuperatela su Sky Online perché merita... http://arte.sky.it/temi/serie-street-art-roma-nicola-verlato-murale-pier-paolo-pasolini/

    RispondiElimina
  2. Caro Nicola, grazie del tuo commento. tra i due articoli vedo un grande parallelismo: i RICORDI!! Sia come luoghi, Erice, storico borgo medievale e Torpignattara, storici quartiere di Roma. Personaggi L'On. Giulio Andreotti, indiscusso protagonista della politica italiana e Pasolini, indiscusso personaggio del cinema.

    RispondiElimina