venerdì 10 gennaio 2014

“La danza dello sciamano” – Il sacrificio di Halima

sito web È un brano del libro: “La danza dello sciamano” di Alfio Giuffrida
I libri di Alfio Giuffrida fanno parte del filone letterario  VERISMO INTERATTIVO, in cui il lettore può diventare “Protagonista” del romanzo commentando le discussioni aperte nel FORUM del sito  http://www.alfiogiuffrida.com/  ,sui vari argomenti di attualità inseriti nel testo.

In quei giorni arrivò a Gabes una donna berbera che nessuno aveva mai visto prima. Era sola ed era andata a dormire in una baracca abbandonata ai margini della città.
Oltre a poche masserizie, aveva portato con sé un piccolo fornello simile ad un barbecue e si era messa in piazza a fare le “taguelle”, delle focacce di miglio che lei cucinava su una lamina di metallo, posta direttamente sui carboni accesi.

Appena cotte, lei le condiva con sugo di carne di pecora e alcune spezie, che preparava a parte.
Faceva inoltre un tè alla menta che solo lei riusciva a rendere così gradevole ed aromatico, era unico al mondo per quanto era buono. A chi le chiedeva, diceva di essere di etnia berbera, di chiamarsi Halima e di provenire da Gafsa. Era vedova e si guadagnava da vivere cucinando le taguelle e facendo il tè.
Era vestita di stracci, segno evidente di una profonda povertà economica, ma era ricca di ingegno, aveva delle raffinatezze di portamento che solo le donne di una certa classe potevano avere.
Il suo viso era dolce e delicato, ma allo stesso tempo serio ed altero, al solo guardarlo incuteva rispetto. Se fosse stato curato meglio sarebbe stato in grado di attrarre uomini ben più giovani dei quarant’anni che lei dimostrava.
Anche il suo corpo era ben fatto, armonioso e con giuste rotondità senza essere corpulento, le gambe erano dritte e sode mentre la sua pelle era liscia e morbida. A vederla era una donna attraente, solo le mani erano poco curate, solcate dai segni di un duro lavoro, con i polpastrelli callosi e bruciacchiati.
I ragazzi che la vedevano cuocere le taguelle si fermavano stupiti ad ammirare il coraggio con cui quella donna sopportava il dolore quando spostava i carboni accesi a mani nude. Li incastrava in modo che restasse solo un po’ di spazio per far circolare l’aria e non di più, poi li pressava, sempre a mani nude, in modo da formare una superficie perfettamente orizzontale su cui appoggiava la lamina di metallo.
Faceva tutto questo sempre senza usare delle pinze che erano costose e non poteva permettersi, inoltre lo faceva con calma, per farlo bene, altrimenti le taguelle non si sarebbero cucinate in modo perfettamente uniforme e le persone non si sarebbero fermate a comprarle. Ma le sue taguelle erano veramente speciali, era la perfetta cottura che le rendeva così buone, diverse da tutte le altre.
Un giorno Halima si presentò in carcere e chiese di parlare con Karim. …….

1 commento:

  1. E' più difficile farsi esplodere, premendo il bottone della propria cintura esplosiva, o affrontare una vita piena di sacrifici?

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