mercoledì 13 novembre 2013

Intervista di Salvatore Merra ad Alfio Giuffrida su “Quella notte al Giglio”

sito web Intervista di Salvatore Merra, Direttore Editoriale della “Sovera Edizioni”, ad Alfio Giuffrida, in occasione dell’undicesima fiera nazionale della piccola e media editoria “Più libri più liberi” (Roma, Palazzo dei Congressi, 6-9 dicembre 2012).
 

Merra: Dopo “Chicco e il Cane”, che ha commosso tutti i nostri lettori per il toccante destino di Molly e ci ha fatto riflettere sulla piccolezza degli uomini e la potenza del Creatore, ecco un altro romanzo: “Quella notte al Giglio”. Cosa hanno in comune?

Giuffrida: Con “Chicco e il Cane” ho voluto aprire un nuovo filone letterario, che il direttore del giornale on line “Meteoweb” ha chiamato “Verismo interattivo”, perché tratta di fatti assolutamente veri e perché da al lettore la possibilità di diventare egli stesso protagonista, partecipando alle discussioni che si aprono dalle sue pagine! A parte la storia di Chicco e Molly che costituisce la trama del romanzo, il libro ha posto in discussione un problema annoso: le interferenze mediatiche possono influenzare la Giustizia? Se subito dopo il sequestro di Emanuela Orlandi non fossero state rese pubbliche alcune notizie che dovevano essere riservate, forse oggi il caso poteva essere risolto? E la parabola della penna, carta e calamaio: chi è il vero Autore delle nostre azioni? Chi ci ha creato con un corpo e un’anima. Entrambi gli argomenti sono stati già oggetto di discussione su molti siti internet. E “Quella notte al Giglio” vuole continuare ad accendere i riflettori su nuovi argomenti, da discutere assieme ai lettori.

Merra: La tragedia della Costa Concordia fa da cornice all’amore di due coppie, quella italiana di Alex e Silvia e quella coreana di Park e Bae, questi ultimi in viaggio di nozze sulla nave. Le vicissitudini di Bae spingono Silvia prima e sentirsi in colpa verso di lei, poi addirittura ad innamorarsene. Ci si chiede fino a che punto possa o debba spingersi un’amicizia.

Giuffrida: Le due coppie vengono coinvolte in una intricatissima storia, imperniata sulla spettacolarità dell’inchino all’isola del Giglio e sulle conseguenze che quel gesto, pur se entusiasmante verso la clientela delle navi da crociera, può causare se effettuato senza la dovuta professionalità. Chiaramente questa riflessione è lo scopo principale per cui è stato scritto il libro. A questo ho voluto aggiungere qualche riflessione: il senso di dovere nell’aiutare un’amica in un suo momento di sconforto, può spingersi fino a mettere a repentaglio la propria armonia familiare? Una donna può innamorarsi di un’altra donna? E in tale caso, per un marito, il tradimento è più doloroso quando la moglie lo lascia per un altro uomo o quando lo lascia per un’altra donna?

Merra: Anche in questo romanzo, come nel precedente, il vero protagonista è un piccolo cane. In Chicco e il cane, uscito di recente, è la cagnetta Molly che fa emergere Chicco dall’autismo. Qui è Kim, il cagnolino della giovane sposina Bae, il quale muore tra atroci sofferenze nell’affondamento della Costa  Concordia.

Giuffrida: Il piccolo Kim rappresenta tutti i 4200 ospiti della nave. La sua dignità nel morire mi è servita per dare l’idea di come, in quei momenti, si possa soffrire in silenzio, senza pensare ad altro se non alla propria vita ed a quella delle persone a noi più care. Ed in questa dimostrazione di altruismo gli animali sono insuperabili. Se avessi descritto il caso di questa o di quell’altra persona, avrei peccato di parzialità, trascurando il fatto che il dolore, in una tragedia come quella della Costa Concordia, è generalizzato. Anzi direi che è esteso anche ai parenti delle vittime che, da casa, vivono ore di angoscia, non meno terribili di quelle vissute dai naufraghi in prima persona. Le figure della mamma e della sorella di Park, penso descrivano bene questa sofferenza. Inoltre ho voluto sollevare un altro problema: mi sono chiesto più volte perché gli animali da compagnia non sono ammessi sulle navi da crociera. Così, continuando nella mia ottica del “Verismo interattivo”, ho voluto innescare una discussione su questo argomento e sono in attesa di qualche risposta sul mio blog, che mi spieghi perché i cani diano fastidio sulle navi da crociera.

Merra: Nel romanzo vengono evidenziati vizi e virtù tipiche dell’uomo, egoismo, presunzione, viltà; all’opposto senso del dovere, altruismo e solidarietà.
Mi pare che sia soprattutto un inno alla solidarietà: tra partner, tra familiari, tra conoscenti e in particolare verso estranei bisognosi.

Giuffrida: Da soli non valiamo nulla, saremmo come degli esseri inanimati buttati per caso su questa Terra. La nostra vita dobbiamo viverla nella società con tutti i pregi ed i difetti che essa presenta. Ma è proprio nei momenti di bisogno che vengono fuori i nostri caratteri: si scopre chi è codardo e chi è eroe. Chi pensa solo a salvare la propria vita e chi è disposto a rischiarla per salvare il prossimo. Chi è in grado di affrontare le proprie responsabilità e chi fugge lasciando al loro destino le persone che si erano affidate a lui.

Merra: Alex è il nome di uno dei protagonisti maschili sia in Chicco e il cane che in Quella notte al Giglio. In più è un esperto meteorologo. Non può essere un puro caso.

Giuffrida: Molti dei miei lettori avranno pensato che nei miei racconti ci sia qualcosa di autobiografico. In effetti c’è solo il racconto di tutti quegli eventi, di cui sono stato spettatore nella  mia vita, nel mio lavoro o nella mia lunga esperienza di conferenziere in Italia e all’estero, che meritano di essere narrati. In Chicco e il cane è assolutamente vera la storia della cagnetta che tronava ad Ostia percorrendo la via del Mare. È vera la conferenza organizzata da Federasma e tanti altri particolari come il fatto di Tino sull’aereo o di Rita e la sua organizzazione che lotta per salvare gli animali abbandonati. In Quella notte al Giglio sono veri pressappoco tutti i fatti raccontati, compresa la descrizione della forgiatura del pugnale, dell’inchino all’isola di Procida e, purtroppo e soprattutto, anche di quello all’isola del Giglio!

Merra: C’è un senso ineluttabile del fato nel romanzo, coniugato alle virtù tipiche del cristiano che sono, a parte l’amore, la fede e la speranza. Si dà molto risalto a quest’ultima.

Giuffrida: Al liceo sono rimasto affascinato dalla lettura dei “Promessi Sposi”, dal suo modo realistico di raccontare gli eventi, che ho cercato di imitare nei mei romanzi. In esso c’è anche una sottile morale che il Manzoni vuole infondere nei propri lettori: la Provvidenza che guida sorregge le nostre azioni. Io ho voluto introdurre la Speranza in cui dobbiamo credere finché c’è vita nei nostri cuori o, in altri termini, la Fede nel sapere che le nostre azioni sono tutte effimere e c’è sempre Qualcuno sopra di noi che, se vuole, può sempre capovolgere, in meglio o in peggio, la nostra vita.

Merra: Aleggia l’ombra della malattia mentale sia in Chicco e il cane, dove è il protagonista eponimo Chicco, affetto da autismo infantile, sia in Quella notte al Giglio, dove la giovane coreana Shim, sorella di Park, mostra i sintomi di ritiro dovuti a una psicosi esordita in età giovanile. L’Autore mostra grande competenza e sensibilità.

Giuffrida: E’ il ringraziamento che ognuno di noi dovrebbe fare quando si guarda allo specchio e vede che sta bene. Di fronte alla salute tutto il resto è nulla, ricchezze, agi, problemi di lavoro e quant’altro ci sembra irrinunciabile, sono solo dei futili particolari. Le malattie che ho citato nei mei romanzi sono i soli e veri problemi della vita, le prove a cui il Signore ha voluto sottoporci per vedere e giudicare le nostre reazioni.

Merra: Il romanzo è anche una rivendicazione orgogliosa delle virtù del popolo italico, contro l’accusa infamante di codardia, mossa da un giornalista straniero.

Giuffrida: Quella frase: “Salga a bordo cazzo”, era diventata il triste ritornello in quei giorni incredibili, in cui tutti eravamo sempre più esterrefatti dal motivo che ha causato la tragedia. In quel periodo non passavano più di cinque minuti che quella frase non venisse riproposta, in Italia e all’estero, con qualsiasi mezzo: televisione, internet, giornali ed altro. Ma quel che è peggio, con sottile ironia, sembrava essere riferita non solo al Comandante Schettino, ma a tutti gli italiani. Questo è stato il motivo per cui DOVEVO scrivere questo libro! Non sta certo a me giudicare Schettino né come persona né come Comandante, c’è un procedimento penale in corso e, chi ha sbagliato, si spera pagherà con una pena commisurata ai suoi errori. Ma in quei giorni, soprattutto all’estero, erano tutti gli italiani ad essere sotto processo, tacciati da una infamia che sicuramente non meritiamo. Ma non è affatto così! Ecco perché in me è scattata “La rabbia e l'orgoglio”, come il titolo del famoso articolo, poi diventato un libro, di Oriana Fallaci, che mi ha imposto di mettermi a scrivere. Ad essere determinante è stata proprio una frase di quel libro: "Vi sono dei momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre". 

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