mercoledì 30 ottobre 2013

Il depliant dell’Inchino all’isola di Procida

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È un brano del libro:  “Quella notte al Giglio” di Alfio Giuffrida
È in vendita nelle librerie oppure on line:  http://www.unilibro.it/find_buy/ffresult.asp

«Un giorno, navigando su internet a casa sua, Park aveva trovato una pubblicità della Costa Crociere in cui si parlava di quel saluto che la nave Concordia aveva fatto all’isola di Procida. Si era ricordato del nostro litigio ed aveva capito quale doveva essere stata la mia meraviglia nell’avere assistito personalmente a quello spettacolo. Si era guardato a destra ed a sinistra per assicurarsi che non ci fosse sua madre nella sua stanza.
Non voleva che lei vedesse quella nave e neanche che lui la osservasse sullo schermo del suo computer tramite internet. Non si accorse che sua madre era lì, esattamente dietro di lui, che lo osservava in silenzio, come sempre, senza che lui se ne accorgesse.

Aveva messo quel depliant a schermo intero e cercava di leggere quelle frasi che, purtroppo per lui, erano scritte in italiano. Si sforzava di capire cosa ci fosse scritto, pronunciando a bassa voce, come per fissarsele in mente, le poche parole che riusciva a decifrare. Diceva così “Costa Concordia” … “Isola di Procida” …. “Comandante Francesco Schettino” … E intanto il suo cuore aveva quasi smesso di battere, i suoi occhi erano fissi sullo schermo del computer, la sua mente avulsa dalla realtà. Poi smise di leggere, poggiò i gomiti sul tavolo e mise la testa tra le sue mani, come per sorreggerne il peso, mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime, che caddero sul tavolo e lo bagnarono.
In quel momento una mano passò leggera sui suoi capelli. Lui si voltò di scatto, sorpreso da una presenza di cui non si era accorto. Vide sua madre, che era proprio dietro di lui, che vegliava sulle sue azioni in modo impalpabile, mentre lui era talmente intento ad osservare quella foto che non aveva affatto notato la sua presenza.    
La sua povera madre, che alcuni mesi prima aveva sofferto molto, specialmente in quelle settimane in cui erano stati litigati e separati, era sempre dietro di lui, pronta a vegliare su ogni sua mossa, a proteggerlo da ogni pericolo, ad invogliarlo nei suoi desideri. Lei non pensava mai a se stessa, voleva solo che il figlio fosse felice, perché si era sacrificato fin troppo per tutta la famiglia ed in particolare per lei. Era giusto che lui avesse una vita normale, fosse libero di salire su qualsiasi nave senza preoccuparsi che sua madre stesse male. Si era resa conto che, probabilmente, era stata questa sua prevenzione contro le navi, questa sua ossessione, che aveva fatto fuggire il figlio minore fuori da casa.

E adesso chissà dov’era? Da oltre un anno era lontano da casa e non aveva dato più notizie di se. Forse era proprio a bordo di una nave? Visto che quella era la sua passione da ragazzo e il dramma del padre lui lo aveva vissuto solo di riflesso. Era stato solo Park ad interessarsi del riconoscimento del cadavere, delle pratiche burocratiche, della malattia della madre, del trauma della sorella, delle necessità economiche della famiglia, di tutto ciò che in quel momento lei non riusciva neanche ad immaginare. Mentre aveva ben chiari i sacrifici che il figlio si era accollati in tutti questi anni! E adesso la sua felicità era stroncata da questa sua paura ossessiva! Non era giusto! Adesso doveva lei ad essere forte, a spronarlo anche se lei in quel momento si sentiva morire. 

1 commento:

  1. Ma come fa la Costa Crociere a dire che non sapeva nulla degli Inchini??? E il dépliant pubblicitario chi lo aveva fatto???

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