Un ciclone
tropicale è un sistema di bassa pressione caratterizzato da una vasta area dove
le correnti sono fortemente ascendenti, ad esclusione di una piccola zona al
centro del ciclone, con tempo estremamente perturbato. Una tale perturbazione è
caratterizzata da numerosi temporali che producono forti venti e pesanti
piogge. Questi cicloni si ingrossano grazie al calore liberato dall'aria umida
che evapora, con conseguente condensazione del vapore acqueo. Sono diversi da
altre tempeste proprio perché hanno un diverso meccanismo di alimentazione del
calore.
La domanda
che ci poniamo oggi, dopo che l’uragano Sandy, pur se al livello di Tempesta
Tropicale, ha causato forti danni a New York, riguarda il nostro Paese e il
bacino del Mediterraneo in cui l’Italia è baricentrica. Gli uragani possono
formarsi o arrivare fin qui? Siamo anche noi a rischio?
In teoria la
risposta è “no!”, in quanto i cicloni tropicali non hanno nulla a che vedere
con le classiche perturbazioni di ogni area del mondo, e quindi anche delle
zone temperate, perchè hanno un sistema “esclusivo” di alimentazione del
calore. Essi si formano vicino all'equatore, a circa 10° di latitudine di
distanza da esso. Inoltre gli uragani che si formano ai Caraibi non si sono mai
spinti all’interno del Mediterraneo.
Tuttavia, pur
con una scala diversa di potenza distruttiva, anche il nostro mar Mediterraneo,
in determinate situazioni sinottiche di fortissima instabilità e con
l’immancabile supporto delle masse d’aria calde e umide stagnanti sopra la
superficie marina, può sfornare dei veri e propri sistemi ciclonici con
caratteristiche tropicali, analoghi alle tempeste tropicali o agli uragani o
tifoni che si formano sul finire della stagione calda sui mari tropicali.
Questo
particolare tipo di perturbazioni vengono classificate con il termine di “TLC”,
o “Tropical Like Ciclones”.
Essi hanno
una estensione molto più limitata, ma attorno al profondo minimo barico
riescono a conservare una grandissima potenza che spesso si traduce con una
intensa attività convettiva al centro, dove si possono celare dei sistemi
temporaleschi particolarmente attivi, e da venti molto forti e turbolenti,
spesso sotto forma di tempesta anche se il “Fetch” non raggiunge mai grandi
estensioni concentrandosi proprio a ridosso dell’occhio.
Per
caratteristiche interne e per forza i “TLC” non hanno nulla da invidiare ai
classici cicloni tropicali che sferzano il settore tropicale dell’Atlantico, il
Pacifico e l’oceano Indiano.
Questi
profondi vortici ciclonici tropicali mediterranei si formano molto spesso nella
stagione autunnale, fra Agosto e il mese di Gennaio, nel periodo dell’anno in
cui le temperature delle acque superficiali dei mari mediterranei raggiungono i
massimi valori, anche con picchi di +27° +28° su tratti del mar Libico.
In anni
recenti si sono verificati numerosi casi di Tropical Like Ciclones, giusto per
fare un esempio, quello avvenuto il 15 gennaio 1995, il "Medicane"
(uragano mediterraneo) "Samir", dell’Ottobre 1996, l’”Uragano Vince” del
2005 che si formò davanti le coste lusitane, e la tempesta tropicale “Grace” del
2009.
Entrambi i
sistemi, molto profondi, erano provvisti di una forte attività convettiva
attorno l’occhio e da venti con intensità di uragano, ad oltre i 130 km/h.
Si spera quindi che, quanto prima, anche i paesi dell’area
mediterranea, cosi come si fa negli USA, in Cina, Giappone o Taiwan per
difendersi da uragani e tifoni, si dotino di una rete di monitoraggio più
all’avanguardia per cercare di svelare i tanti misteri che ancora si celano
dietro queste impressionanti quanto spettacolari perturbazioni tropicali.
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