Capitolo 1 – Cotacachi, dicembre 1996
Era freddo la sera a Cotacaci. In Ecuador a 3.000 metri di altezza, il clima è molto diverso da quello europeo. Le variazioni di temperatura, che nei climi temperati avvengono durante le quattro stagioni, lì spesso avvengono nell’arco di una giornata, passando mediamente da 25°C di giorno a circa 5°C di notte, ma a volte le differenze sono molto più elevate.
All'inizio di dicembre il paese era immerso nella sua solita pigrizia di città di provincia.
A Cotacaci, vivevano in prevalenza i discendenti degli Spagnoli, orgogliosi e laboriosi, ma se provavate a togliere loro la siesta dopo il pranzo, li avreste solo fatto infuriare. Loro si insediarono in Ecuador già al tempo di Cortes e questo li faceva sentire colonizzatori, padroni della terra e delle persone indigene.
Otavalo, lì vicino, aveva una popolazione più eterogenea, lì vivevano anche i pochi superstiti delle popolazioni precolombiane del luogo. Gli indios si potevano trovare in massa al mercato, con i loro tipici abbigliamenti variopinti, a vendere a quattro soldi vari prodotti d’artigianato. Le donne invece indossavano tutte una casacca bianca, con sopra un mantello azzurro da cui uscivano la testa e le braccia. Spesso sulla parte anteriore del mantello era stretto un fagotto, con dentro la cosa più cara che avevano, il loro bambino.
Ibarra, poco più a nord, era una città ben conosciuta tra i turisti che andavano in Sud America. Favorita da un clima leggermente più uniforme, ricca di belle case coloniali (a cui doveva il soprannome di città bianca) e con le vie in acciottolato, la città era famosa per l’artigianato, soprattutto del legno. Qui si producevano le statuette di madera, il legno duro noto in tutto il mondo. In genere esse rappresentavano un uomo con una botticella sulla schiena, era un portafortuna e molte persone lo tenevano in casa con molto rispetto e venerazione. La chiesa di Santo Domingo ospitava una pinacoteca.
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