Il fenomeno del Niño: Come si forma? Quali sono i suoi
effetti? Che influenza ha sul pianeta?
Un libro di Alfio Giuffrida - Amazon Edition - Revisione e
pubblicazione a cura di Renato Bruno
www.matitarossa.com
- Impaginazione e copertina di Roberta Tavarilli
LA COMPONENTE METEOROLOGICA
In condizioni normali, dunque, la circolazione generale dell’atmosfera
alle basse latitudini, è caratterizzata dal moto costante degli alisei. Questi
venti, conosciuti già dagli antichi navigatori che si erano avventurati
nell’Oceano Atlantico, oltre le “Colonne di Ercole”, avvolgono costantemente
tutta la fascia equatoriale del pianeta e, di norma, soffiano da Nord-Est
nell'emisfero boreale, quello compreso tra l’equatore e il polo nord, e da
Sud-Est nell'emisfero australe, compreso tra l’equatore e il polo sud.
Gli alisei, quindi, si ritrovano allineati in quella che
viene detta “fascia di convergenza intertropicale”, l’area che abbraccia tutta
la terra attorno all’equatore. Per chiarire meglio gli effetti degli alisei su
questa fascia, basti pensare a una persona che soffia sull’acqua contenuta in
una bacinella. Soffiando sempre nella stessa direzione si ottiene un doppio
effetto: un increspamento della superficie e un piccolo ma significativo
accumulo di liquido sulla parete opposta.
Nell’Oceano Pacifico, sottoposto all’azione degli alisei per
una lunghezza di circa 18.000 km, essi si comportano allo stesso modo: spingono
le acque tiepide superficiali verso il continente asiatico che, per un
osservatore che si trovi al centro dell’Oceano Pacifico, si trova nella parte
occidentale di quell’immenso tratto di mare e generano un innalzamento del
livello del mare lungo le coste indonesiane.
Una rappresentazione grafica dell’andamento degli alisei è
illustrata nella Figura 2, dove, con delle frecce di differente lunghezza, sono
riportate le velocità medie del vento a 10 metri dalla superficie del mare. La
figura, è stata elaborata dal National Oceanic and Atmospheric Administration
(NOAA), utilizzando i dati dei venti al suolo osservati dal 1981 al 1994.
In pratica, lo scorrere dei venti nella zona equatoriale, sempre
nella stessa direzione –da est verso ovest- e per lunghi tratti di mare, come
nell’Oceano Pacifico, fa sì che sulla superficie marina si formi una corrente
parallela alla direzione dei venti che le scorrono sopra. Ciò provoca un
innalzamento del livello della superficie del mare proprio in corrispondenza
delle coste asiatiche dell’Oceano: un incremento, rispetto alla media, di circa
mezzo metro.
Nella figura 3 è riportata una sezione verticale del tratto
dell’Oceano Pacifico che va dalle coste dell’Indonesia a quelle dell’Ecuador.
Naturalmente, la figura presenta solo uno schema
riduttivo-esplicativo: le misure non possono essere in proporzione tra loro,
perché ad una lunghezza di circa 18 mila chilometri, corrisponde un dislivello
effettivo di circa 50 centimetri. In essa sono messi in evidenza i venti alisei
e l’innalzamento della superficie del mare in prossimità delle coste
indonesiane (con la conseguente pendenza verso la costa sudamericana).
Inoltre, poiché le acque di superficie sono più calde di
quelle di profondità, è logico aspettarsi che la temperatura del mare, davanti
all’Indonesia, sia leggermente più alta rispetto a quella delle coste
dell’Ecuador. Il modello di circolazione dell’atmosfera descritto da Walker, ne
dà una interpretazione quantitativa.
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