È
un brano del libro:
“Chicco e il Cane” di Alfio Giuffrida
Si
trova su http://t.co/L1oZOWLK
Tiziana
guardò il marito esprimendo con gli occhi un desiderio accorato, che aveva già manifestato
altre volte: prendere il cane e tenerlo con loro. Ma finora aveva ottenuto
sempre la stessa risposta : «Milly è ancora piccola, è meglio aspettare che
abbia almeno un paio di anni», aveva sempre detto il marito, negando di
soddisfare quel desiderio. In quel momento il pensiero di entrambi andò, come
sempre, a Milena, o Milly come la chiamavano affettuosamente in famiglia, la loro
bambina, ormai prossima ai tre anni, che sicuramente avrebbe gradito la
compagnia di un cane, lo aveva già chiesto più volte anche lei.
Ma
loro avevano detto sempre di no! Milly era affetta da asma allergico e la
presenza di un animale con pelo probabilmente avrebbe acuito la sua malattia. Tuttavia
questa volta Alex si mostrò consenziente, fece un cenno di si con la testa e un
leggero sorriso, come poteva dire di nò davanti ad un simile trauma?
Del
resto sia Alex che Tiziana, nella loro vita non avevano mai avuto l’esperienza
di avere un cane, mentre la loro bambina aveva già manifestato la volontà di volere
un animale domestico in casa, un essere sicuramente sincero al quale esternare
il proprio affetto e riceverne altrettanto.
Fu
la donna ad esprimere subito il suo dubbio: «E Milly? Disse perplessa. Cosa
facciamo se il pelo del cane dovesse provocare un danno alla nostra bambina?
Una volta che lei si affeziona, sarà difficile darlo via.»
«Andremo
subito dal Dott. Franceschi,» rispose Alex, «sicuramente ci dirà di fare
finalmente le prove allergiche di cui abbiamo parlato più volte e così vedremo.
Se il pelo del cane potrebbe provocare un peggioramento ai disturbi della
bambina, metteremo subito un annuncio sul “Giornale di Ostia” e lo daremo a
persone in grado di accudirlo ed amarlo come merita, prima che entrambi possano
affezionarsi, altrimenti lo terremo.»
Tiziana
apprezzò molto quelle parole del suo uomo, era un ragionamento sensato, proprio
quello che lei avrebbe voluto sentirsi dire e che lei stessa approvava
pienamente. Nel frattempo che avevano fatto questo ragionamento, Tiziana non
aveva smesso neanche un attimo di accarezzare la cagnetta, che in questo modo
si era definitivamente calmata ed aveva accettato che quella mano amica
passasse sul suo dorso arruffato e sporco di polvere. Il povero animale era
stremato dal lungo camminare, ma aveva capito che quella donna poteva prendersi
cura di lei. Oppure la sua idea era del tutto diversa, chissà cosa pensa un
cane quando vede una persona sconosciuta che la guarda con affetto ed interesse?
Forse,
in cuor suo, la cagnetta pensava che fosse proprio lei a poter essere di aiuto
e di conforto a quella donna che, si vedeva, aveva bisogno di affetto. Di certo,
anche loro riescono ad elaborare delle idee proprie: le loro azioni dimostrano
infatti che sono frutto di un ragionamento, anche semplice, ma sicuramente
sincero e privo di malizia o di pregiudizi.
Quando
Tiziana finì di parlare e fece segno di prendere in braccio la cagnetta, lei si
ritrasse un po’. Era ancora troppo spaventata per potersi affidare
completamente ad una sconosciuta. Ma la donna la guardò negli occhi con affetto
e lei capì che si poteva fidare, frenò la sua titubanza e lasciò che Tiziana
passasse una mano sotto il suo petto mentre con l’altra la aiutasse dalle
zampette posteriori e si fece sollevare con dolcezza.
La
poggiò sul suo petto, incurante di sporcarsi il vestito e la girò un po’, in
modo che Alex potesse almeno asciugarle le zampette sanguinanti con dei fazzolettini
di carta, poi la portarono in macchina e partirono assieme, in quel traffico
che era sempre a passo d’uomo, ma adesso non dava loro alcun fastidio, avevano
tante cose a cui pensare, per cui arrivare dieci minuti prima o dopo non faceva
nessuna differenza.
Non
andarono direttamente a casa, prima passarono da uno studio veterinario che era
proprio nella strada a fianco. Volevano sapere se quel cane stava bene o aveva
qualche malattia, magari contagiosa, che potesse rappresentare un pericolo per
la bestiola stessa, ma anche per loro e per la loro bambina.
Il
medico visitò la cagnetta in maniera accurata e constatò che sicuramente aveva
avuto dei cuccioli quattro o cinque giorni prima ma, a parte lo stato di
spossatezza, in salute stava perfettamente bene. Comunque le fece una puntura di
antibiotici per precauzione, in modo da proteggerla da eventuali infezioni.
Prescrisse un paio di medicinali per fermarle il latte, visto che ormai non ne aveva
più bisogno e raccomandò di riportarla dopo un paio di giorni, per vedere se tutto
procedeva bene.
Affidò
quindi la cagnetta alle cure di una sua collega, che le fece una accurata
tolettatura. Quando finalmente uscirono, non sembrava più quel sacco di pulci
di pochi minuti prima, ma era ritornata ad essere veramente un bel cane, il suo
pelo era lucido e leggermente profumato.
Nel
vederla, Tiziana si riempì il cuore di gioia. Aveva preso quella cagnetta
perché le aveva fatto pena, era sporca e malandata. Ma in pochi minuti si era
ritrovata davanti un bel cane, che la guardava con affetto, desiderosa di avere
le sue carezze e pronta a seguirla ovunque lei decidesse di andare.
Anche
Alex era contento e un po’ confuso, non avendo esperienza su cosa occorresse
per tenere un cane in casa, propose di passare da un negozio di prodotti per
animali e farsi consigliare sulle necessità di queste piccole bestiole. Comprarono
anzitutto una brandina, un po’ di croccantini e due ciotole, poi andarono a
casa e la sistemarono in un angolo del salone. Chiamarono subito il medico
allergologo che aveva in cura Milena per avere al più presto un appuntamento. Tiziana
era contenta ed eccitata, pregava tutti i Santi affinché quella cagnetta non fosse la possibile causa
di un aggravamento della malattia della sua bimba, in fondo anche lei
desiderava un cane. «Se potremo tenerla con noi, la chiameremo Molly,» disse al marito in un attimo di tregua dal
frenetico da fare che quel cane aveva dato loro, «si adatta molto bene al nome
della nostra bambina.»
La
sera, quando andarono a casa dei nonni per prendere Milena, le dissero che a
casa avrebbe trovato una sorpresa. Milly non stava nella pelle, pensava a
qualche giocattolo elettronico, forse era proprio la play station che aveva
visto a casa di Francesco, il suo compagnetto di asilo che aveva un fratello più
grande di loro, il quale giocava sempre davanti al televisore con uno di quei
giochi in cui un eroe giapponese raggiungeva favolosi tesori elettronici
saltando tra botole che si sprofondavano e draghi che uscivano dalle pareti. Lui
mostrava sempre al fratellino ed alla sua amichetta l’abilità che era
necessaria per muovere le manopole con destrezza e premere i pulsanti del
joystick al momento giusto, ma non li faceva neanche avvicinare a quel gioco
tanto attraente. Già per strada Milly cominciava a respirare male, ma era una
cosa che le accadeva sempre quando si agitava per qualche problema che le dava
un po’ di ansia o si entusiasmava per qualche gradita sorpresa.
Quando
arrivarono a casa la gioia di Milena fu immensa, tanto da lasciarla a bocca
aperta ed occhi spalancati. Molly era sulla sua cuccetta in un angolo del
salone, non si era mossa di un passo dal luogo dove l’avevano lasciata, aveva
lo sguardo triste e i movimenti lenti, ma appena vide i due genitori, che già
conosceva, cominciò a scodinzolare. Poi vide la bambina che si avvicinava
correndo verso di lei e subito si fermò, raggomitolandosi su se stessa in segno
di paura.
La
gioia di Milly esplose grande e incontrollabile. Le si avvicinò con quel
candore che solo i bambini hanno e che li mette subito in sintonia con chi
hanno vicino, persone od animali che siano. Cercò di accarezzare il cane,
voleva abbracciarlo e forse prenderlo in braccio. Ma il cane si rannicchiò in
un angolo della cuccetta, mostrando di avere paura. Appena vide quella mossa, la
bambina ci rimase male.
Perché
quel cane mostrava di essere a proprio agio quando lo accarezzava un adulto,
mentre aveva paura di una bambina? Forse i precedenti padroni avevano una
bambina che le faceva del male? Eppure i bambini hanno un istinto innato di
giocare con un cane e sono sempre molto delicati nell’accarezzare le bestiole. Milly
aveva sempre sognato un cane ed era felicissima che il suo sogno si stava
avverando, ancora non aveva capito bene se quel cane era suo oppure no, ma
quello sguardo così triste la stranì un po’. Lei, come tutti i bambini, era
abituata a vedere dei cani allegri, che scodinzolano e fanno le feste appena
vedono una persona nuova. Perché invece quel cane, appena l’aveva vista si era
rannicchiato? Perché aveva paura di lei? Non era contento di vederla ed essere
suo amico? Milly fece un passo indietro e si strinse alla mamma, cercando anche
la mano di papà. Aveva il bisogno di stare vicino ad entrambi i genitori per digerire
la sua gioia, ma anche per capire il perché di quello strano sguardo del cane.
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