Tra gli eventi meteorologici di rilievo che si sono verificati nel passato, è senz’altro quello che merita il maggiore interesse storico, sia per le ripercussioni che esso ha avuto, sia perché è stato narrato, da persone diverse ma con le stesse caratteristiche, nel più importante dei libri: la Bibbia.
Nel primo libro della Bibbia, la Genesi, il diluvio viene
descritto nei minimi particolari e viene data la spiegazione di come esso si
sia verificato per volontà del Signore, che in questo modo ha voluto punire la
“corruzione umana”.
Il versetto 6.13 dice: “Allora Dio disse a Noè: Mi son
deciso, la fine di tutti i mortali è arrivata …” e continua (versetto 7.11):
“nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, nel
diciassettesimo giorno … le cataratte del cielo si aprirono”.Già, proprio il giorno diciassette segna l’inizio del Diluvio Universale, questo, secondo l’opinione più accreditata, è il motivo per cui, nella cultura mediterranea, il numero 17 porta sfortuna.
Continuando a leggere la Bibbia, al versetto 7.17 troviamo scritto che “Il diluvio venne sopra la Terra per quaranta giorni …. Così fu sterminata ogni creatura esistente sulla faccia del suolo”.
Ma se le piogge durarono incessantemente per quaranta giorni, le acque coprirono completamente la Terra per ben cinque mesi, come è scritto in un altro versetto della Bibbia e fu solo alla fine del settimo mese di alluvione che “apparirono le vette dei monti” e Noè (versetto 8.10) “ rilasciò la colomba fuori dall’arca e …. tornò con una foglia di ulivo …”.
Da altre fonti storiche sappiamo che nel 2350 a.C. in Mesopotamia, Re Sargon nel suo immenso palazzo reale a Ninive realizzò una enorme biblioteca di tavolette di argilla. Essa tuttavia andò quasi tutta distrutta e quel poco che rimase fu sepolta dalla sabbia.
Grazie agli scavi effettuati in tempi recenti, tra le 10.000 tavolette (oggi tutte visibili al Louvre di Parigi e in altri musei) gli archeologi hanno recuperato il “Poema di Gilgamesh”, un racconto simile alla nostra “Odissea”, ma più ricco di notizie storiche, tanto da poter essere paragonato alla Bibbia. In esso si narra di un eroe, simile ad Ulisse, anch’egli celebre per i suoi viaggi nelle terre allora conosciute. Il poema quindi, scritto secondo i ricordi sumerici, costituisce la controparte del racconto biblico del Diluvio, in lingua babilonese e assira.
Durante uno di questi lunghi viaggi Gilgamesh incontra un vecchio scampato ad un terrificante diluvio perché, allo stesso modo di Noè, si era costruito un’arca. I due racconti coincidono in molti particolari, per cui possiamo dedurre che, essendo stati scritti da autori diversi, che sicuramente con si conoscevano tra di loro, costituiscono la traccia storica di un evento realmente accaduto.
Ma se la Mesopotamia è geograficamente vicina a Israele, ci sono altre leggende, provenienti da civiltà lontane, che raccontano una storia collegata al Diluvio. Noè, secondo la Genesi biblica, era uno dei patriarchi: personaggi che hanno raggiunto un'età straordinaria, famosi per essere i discendenti di una misteriosa razza di Giganti. Secondo il calendario Maya noi viviamo un "giorno galattico", suddiviso in cinque Ere. La terza di queste, detta Era del Fuoco, è finita nell'anno 8238 avanti Cristo a causa di un "Grande Diluvio", in cui un uomo (guarda caso un gigante) riesce a salvare l’umanità rinchiudendo gli animali in una Arca per farli sopravvivere all'ira degli Dèi
Al di la della narrazione Biblica, la pianura della
Mesopotamia da sempre è effettivamente soggetta a grandi alluvioni, che possono
essere causate sia da piogge torrenziali, sia dall’improvviso scioglimento, in
primavera, delle nevi che si formano abbondanti sui rilievi del Caucaso.
I geologi hanno individuato alcuni anomali strati di terreno
sedimentario, che potrebbero essere stati causati da altrettanti “diluvi”, centrati
intorno al 12400, 9600 6000 e 5500 a.C.. In base alle ricerche dell’archeologo Sir
Leonard Woolley, [http://cronologia.leonardo.it/mondo05a.htm
], sembra che il cataclisma più intenso sia stato quello che si è verificato
attorno al 10.000 a.C.. Tuttavia, secondo l’egittologo Antonio Crasto, che ha
dedicato ampio spazio alle catastrofi che hanno colpito l’antico Egitto e il
mondo intero (vedi http://www.ugiat-antoniocrasto.it/
), il periodo più probabile per l’evento citato dalla Bibbia, dovrebbe essere quello
del 5.500 a.C., epoca in cui esisteva già una civiltà abbastanza numerosa da
avere danni molto gravi e in grado di tramandare i fatti storici avvenuti (Gilgamesh
e Osiride), anche sotto forma di leggende.
Invece, secondo due geofisici americani, William Ryan e
Walter Pitman l’evento potrebbe essersi verificato nel Mar Nero, sempre attorno
al 5.550 a.C., come conseguenza dell’innalzamento del livello del Mar
Mediterraneo. Nel 5.600 avanti Cristo il mare aveva raggiunto il colmo della
barriera di terra nella valle del Bosforo, pronto a riversarsi nel lago del Mar
Nero. Ad un tratto “I detriti che fino ad allora avevano sbarrato la valle
vennero rapidamente spazzati via e l’acqua, ormai alta alcuni metri, divenne
una fiumana: tuonava, turbinava, ribolliva di pietrame e artigliava le pareti
di roccia molle che qua e là cadevano. L’acqua, spessa di detriti, si abbatté
sul fondo, graffiò e incise lo stesso letto roccioso. Quanto più scavava, tanto
più aumentava la sua velocità, e quanto più questa aumentava, tanto più
rapidamente l’acqua scavava, finché aprì una fiumana larga un’ottantina di
metri ed alta centocinquanta che mugghiava a velocità superiori a
settantacinque chilometri all’ora, con un frastuono che scuoteva la terra e
probabilmente si faceva udire e percepire sensibilmente lungo l’intero
perimetro del Mar Nero. Ogni giorno si abbattevano chilometri cubi di acqua,
duecento volte la portata delle odierne cascate del Niagara.” ( da: http://www.storico.org/In%20principio/diluvio_universale.htm
).
Inizialmente i ricercatori hanno ipotizzato che l'invasione
marina sia stata rapida e che abbia provocato un'onda talmente alta da
sollevare le barche e le navi dei siti della costa orientale fino a portarle in
cima alle montagne (mito dell'arca sull'Ararat). In realtà sembra che la
frattura della diga sia stata graduale e che il lago si sia riempito
lentamente, dando così tempo per una fuga delle popolazioni che abitavano le
vecchie coste.
Vista l’entità veramente universale del fenomeno, è
possibile tuttavia formulare una ipotesi del tutto diversa; forse si é trattato
di un cataclisma di proporzioni ancora più ampie che, oltre a forti piogge, ha
compreso altri eventi naturali come terremoti, maremoti, sollevamenti e
abbassamenti della crosta terrestre che, tutti insieme, hanno provocato enormi
inondazioni sul nostro pianeta.
Sappiamo che in età preistorica, quello che ora si chiama
Mar Nero, era un grande lago di acqua dolce. La trasformazione di questo bacino
in un vero e proprio mare sembra sia avvenuta tra dodicimila e ottomila anni fa.
Secondo alcuni scienziati (http://cronologia.leonardo.it/mondo05a.htm
), l'ultimo spostamento accertato dell'asse
terrestre, che sarebbe la conseguenza della caduta di un enorme asteroide
proprio in quel lago, si è verificato tra 10.000 e 13.000 anni fa, provocando
una tracimazione dell’acqua contenuta in esso, in modo simile a quanto avvenne
il 9 Ottobre 1963 a Longarone, ai piedi della diga del Vajont. Facendo un
rapido confronto, le due date sono compatibili e, pur restando nel campo delle
ipotesi, è possibile supporre che si sia trattato dello stesso evento. In
questo modo la data del Diluvio Universale verrebbe spostata indietro di alcuni
millenni, andando a coincidere con lo strato più spesso di argilla scoperto da
Wolley.
Altre notizie sul Diluvio Universale si trovano su “Manuale
di Meteorlogia”, di Alfio Giuffrida e Girolamo Sansosti.
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