Quanto al terrorismo, appena se ne parla pensiamo subito all’undici
settembre 2001 e ciò che è accaduto a New York. Quella è stata una giornata che
ha segnato una svolta nella storia dell’umanità! A New York il cielo era
sereno, un azzurro che invitava tutti a stare tranquilli, a sentirsi sereni.
Nulla avrebbe fatto presagire la catastrofe che si sarebbe scatenata alle ore
8.46 locali. Ma forse questo cielo sereno era uno degli elementi necessari a
realizzare quello che è stato senz’altro il più grave attentato di tutti i
tempi.
Sicuramente ai piloti attentatori, visto che non erano dei
professionisti e quindi, almeno in parte, dovevano “volare a vista”, serviva
che la visibilità fosse ottima.
Ma forse quella giornata di cielo sereno era stata scelta
anche per un altro motivo. Nella mente malata dell’ideatore era già presente
quell’immagine della Statua della Libertà, simbolo degli Stati Uniti d’America
come difensori della libertà nel mondo, offuscata dal fumo nero delle Twin
Towers, simbolo della potenza economica dello Stato più industrializzato del
mondo. Cosa sarebbe accaduto se quel giorno fosse stato molto nuvoloso o New
York fosse stata sotto l’azione di un violento temporale? Sicuramente i morti
ci sarebbero stati lo stesso, ma lo spettacolo che Bin Laden voleva dare al
mondo, dell’America in fiamme, sarebbe stata poco visibile.
Se l’attentato fosse avvenuto al centro di un banco di
nebbia, nessuno avrebbe visto con chiarezza il secondo aereo che penetrava nella
Torre Sud come se fosse un coltello che affonda nel burro.
Il giorno 10 e il 14 a New York, nella stazione posta sulla
5° Avenue, pioveva, come si può vedere dal bollettino meteorologico del mese di
settembre 2001 (tratto dal sito: http://www.noaa.gov/)
, ma il giorno 11 era sereno.
Chissà se lo “sceicco
della morte” abbia tenuto conto di questo fattore e il giorno 11, se fosse
stato piovoso, avrebbe addirittura rimandato l’attentato ad un altro giorno?
Forse tanti eventi non si sarebbero verificati, se in quella data il cielo
fosse stato coperto e le torri poco visibili? Questo di certo non lo sapremo
mai! Possiamo solamente farci un’idea, ma sarebbe solo la nostra, chiunque
potrebbe dire che abbiamo ragione oppure torto. Nessuno potrebbe legare con
certezza gli eventi meteorologici con i fatti di guerra o gli attentati.
Eppure, la meteorologia è nata proprio per un fatto di
guerra.
Nel 1854, già molti scienziati avevano proposto dei metodi
per fare delle previsioni meteorologiche, anche solo di uno o due giorni.
Alcuni governi dei maggiori Stati avevano anche individuato delle iniziative di
cooperazione internazionale per soddisfare la principale esigenza, prospettata
dagli scienziati, per poter fare delle “previsioni del tempo”: quella di
raccogliere in un solo ufficio, in tempi brevissimi, i dati di osservazione su
una superficie vasta quanto l’intera Europa. I mezzi tecnici erano già resi
possibili dall’invenzione del telegrafo, mancava solo la volontà politica.
A quel tempo era in corso la Guerra di Crimea tra l'Impero Russo
da un lato e l'Impero Ottomano con i suoi alleati (Regno Unito, Francia e Regno
di Sardegna) dall’altra.
Il 14 novembre 1854, una violenta tempesta nel Mar Nero
causò danni ingentissimi alla flotta anglo-francese intervenuta a fianco dei
Turchi. Quel giorno andarono perdute trentotto navi e tre vascelli per cause
meteorologiche, mentre i morti furono circa 400. La flotta russa non aveva mai
inflitto agli alleati una disfatta così dura, come invece aveva fatto una
“semplice” tempesta. In quella occasione l’astronomo francese Jean Joseph Le
Verrier dimostrò al suo governo che
quell’evento sarebbe stato prevedibile.
Meno di un anno dopo, il 16 febbraio del 1855, nacque il
Servizio Meteorologico Francese, seguito, in brevissimo tempo, dalla nascita
dei vari “Servizi” in tutti gli altri
Stati.
Quella, tuttavia, non fu la sola occasione in cui si dovette
tener conto della meteorologia nella preparazione di particolari eventi
bellici. I giapponesi ne tennero conto quando dovettero radunare una immensa
flotta per l’attacco a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941. Come punto di raccolta
essi scelsero una zona di mare, davanti alle Isole Curili, dove le condizioni
atmosferiche erano tali da celare alla vista da terra anche un raggruppamento
di navi così imponente come la flotta d’attacco.
Parimenti per lo sbarco in Normandia, appena concluse le
operazioni preliminari il 31 maggio, si era scelta la data del 4 giugno 1941.
Tuttavia si dovette rimandare al 6 in base alle previsioni meteorologiche, che
davano condizioni di mare molto mosso (vedi foto). Purtroppo non si potette
aspettare oltre in quanto, a partire dal giorno 7, l’alta marea avrebbe
nascosto gli ordigni, posti dai tedeschi sulla riva, per fare esplodere i mezzi
di sbarco. In quella occasione sembra tuttavia che non si aspettò abbastanza,
il grandissimo numero di vittime che si ebbero sulla spiaggia denominata Omaha, fu dovuto al fatto che i carri armati Sherman
anfibi non riuscirono ad arrivare a riva, a causa degli urti delle onde del
mare ancora troppo mosso.
Il terrorismo, oltre ad essere un'arma non convenzionale è anche un'arma psicologia, in quanto condiziona le nostre scelte.
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