Si
trova in libreria oppure on line: http://www.booksprintedizioni.it/libro/romanzo/la-danza-dello-sciamano
I libri di Alfio Giuffrida fanno parte
del filone letterario VERISMO INTERATTIVO, in cui il lettore
può diventare “Protagonista” del romanzo commentando le discussioni aperte nel
FORUM del sito http://www.alfiogiuffrida.com/ ,sui vari
argomenti di attualità inseriti nel testo.
In quei giorni arrivò a Gabes una donna berbera che
nessuno aveva mai visto prima. Era sola ed era andata a dormire in una baracca
abbandonata ai margini della città.
Oltre a poche masserizie, aveva portato con sé un
piccolo fornello simile ad un barbecue e si era messa in piazza a fare le
“taguelle”, delle focacce di miglio che lei cucinava su una lamina di metallo,
posta direttamente sui carboni accesi.
Appena cotte, lei le condiva con sugo di carne di
pecora e alcune spezie, che preparava a parte.
Faceva inoltre un tè alla menta che solo lei riusciva
a rendere così gradevole ed aromatico, era unico al mondo per quanto era buono.
A chi le chiedeva, diceva di essere di etnia berbera, di chiamarsi Halima e di provenire
da Gafsa. Era vedova e si guadagnava da vivere cucinando le taguelle e facendo
il tè.
Era vestita di stracci, segno evidente di una profonda
povertà economica, ma era ricca di ingegno, aveva delle raffinatezze di portamento
che solo le donne di una certa classe potevano avere.
Il suo viso era dolce e delicato, ma allo stesso tempo
serio ed altero, al solo guardarlo incuteva rispetto. Se fosse stato curato
meglio sarebbe stato in grado di attrarre uomini ben più giovani dei quarant’anni
che lei dimostrava.
Anche il suo corpo era ben fatto, armonioso e con
giuste rotondità senza essere corpulento, le gambe erano dritte e sode mentre
la sua pelle era liscia e morbida. A vederla era una donna attraente, solo le
mani erano poco curate, solcate dai segni di un duro lavoro, con i polpastrelli
callosi e bruciacchiati.
I ragazzi che la vedevano cuocere le taguelle si
fermavano stupiti ad ammirare il coraggio con cui quella donna sopportava il
dolore quando spostava i carboni accesi a mani nude. Li incastrava in modo che
restasse solo un po’ di spazio per far circolare l’aria e non di più, poi li
pressava, sempre a mani nude, in modo da formare una superficie perfettamente
orizzontale su cui appoggiava la lamina di metallo.
Faceva tutto questo sempre senza usare delle pinze che
erano costose e non poteva permettersi, inoltre lo faceva con calma, per farlo
bene, altrimenti le taguelle non si sarebbero cucinate in modo perfettamente
uniforme e le persone non si sarebbero fermate a comprarle. Ma le sue taguelle
erano veramente speciali, era la perfetta cottura che le rendeva così buone,
diverse da tutte le altre.
Un giorno Halima si presentò in carcere e chiese di parlare
con Karim. …….
E' più difficile farsi esplodere, premendo il bottone della propria cintura esplosiva, o affrontare una vita piena di sacrifici?
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