Merra:
Dopo “Chicco e il Cane”, che ha
commosso tutti i nostri lettori per il toccante destino di Molly e ci ha fatto
riflettere sulla piccolezza degli uomini e la potenza del Creatore, ecco un
altro romanzo: “Quella notte al Giglio”. Cosa hanno in comune?
Giuffrida:
Con “Chicco e il Cane” ho voluto aprire un nuovo
filone letterario, che il direttore del giornale on line “Meteoweb” ha chiamato
“Verismo interattivo”, perché tratta di fatti assolutamente veri e perché da al
lettore la possibilità di diventare egli stesso protagonista, partecipando alle
discussioni che si aprono dalle sue pagine! A parte la storia di Chicco e Molly
che costituisce la trama del romanzo, il libro ha posto in discussione un
problema annoso: le interferenze mediatiche possono influenzare la Giustizia?
Se subito dopo il sequestro di Emanuela Orlandi non fossero state rese
pubbliche alcune notizie che dovevano essere riservate, forse oggi il caso
poteva essere risolto? E la parabola della penna, carta e calamaio: chi è il
vero Autore delle nostre azioni? Chi ci ha creato con un corpo e un’anima.
Entrambi gli argomenti sono stati già oggetto di discussione su molti siti
internet. E “Quella notte al Giglio” vuole continuare ad accendere i riflettori
su nuovi argomenti, da discutere assieme ai lettori.
Merra:
La tragedia della Costa
Concordia fa da cornice all’amore di due coppie, quella italiana di Alex e
Silvia e quella coreana di Park e Bae, questi ultimi in viaggio di nozze sulla
nave. Le vicissitudini di Bae spingono Silvia prima e sentirsi in colpa verso
di lei, poi addirittura ad innamorarsene. Ci si chiede fino a che punto possa o
debba spingersi un’amicizia.
Giuffrida:
Le due coppie vengono coinvolte in una intricatissima storia, imperniata sulla
spettacolarità dell’inchino all’isola del Giglio e sulle conseguenze che quel
gesto, pur se entusiasmante verso la clientela delle navi da crociera, può
causare se effettuato senza la dovuta professionalità. Chiaramente questa
riflessione è lo scopo principale per cui è stato scritto il libro. A questo ho
voluto aggiungere qualche riflessione: il senso di dovere nell’aiutare un’amica
in un suo momento di sconforto, può spingersi fino a mettere a repentaglio la
propria armonia familiare? Una donna può innamorarsi di un’altra donna? E in
tale caso, per un marito, il tradimento è più doloroso quando la moglie lo
lascia per un altro uomo o quando lo lascia per un’altra donna?
Merra:
Anche in questo romanzo, come
nel precedente, il vero protagonista è un piccolo cane. In Chicco e il cane,
uscito di recente, è la cagnetta Molly che fa emergere Chicco dall’autismo. Qui
è Kim, il cagnolino della giovane sposina Bae, il quale muore tra atroci
sofferenze nell’affondamento della Costa
Concordia.
Giuffrida:
Il piccolo Kim rappresenta tutti i 4200 ospiti
della nave. La sua dignità nel morire mi è servita per dare l’idea di come, in
quei momenti, si possa soffrire in silenzio, senza pensare ad altro se non alla
propria vita ed a quella delle persone a noi più care. Ed in questa
dimostrazione di altruismo gli animali sono insuperabili. Se avessi descritto
il caso di questa o di quell’altra persona, avrei peccato di parzialità,
trascurando il fatto che il dolore, in una tragedia come quella della Costa
Concordia, è generalizzato. Anzi direi che è esteso anche ai parenti delle
vittime che, da casa, vivono ore di angoscia, non meno terribili di quelle
vissute dai naufraghi in prima persona. Le figure della mamma e della sorella
di Park, penso descrivano bene questa sofferenza. Inoltre ho voluto sollevare
un altro problema: mi sono chiesto più volte perché gli animali da compagnia
non sono ammessi sulle navi da crociera. Così, continuando nella mia ottica del
“Verismo interattivo”, ho voluto innescare una discussione su questo argomento
e sono in attesa di qualche risposta sul mio blog, che mi spieghi perché i cani
diano fastidio sulle navi da crociera.
Merra:
Nel romanzo vengono evidenziati
vizi e virtù tipiche dell’uomo, egoismo, presunzione, viltà; all’opposto senso
del dovere, altruismo e solidarietà.
Mi
pare che sia soprattutto un inno alla solidarietà: tra partner, tra familiari,
tra conoscenti e in particolare verso estranei bisognosi.
Giuffrida:
Da soli non valiamo nulla, saremmo come degli
esseri inanimati buttati per caso su questa Terra. La nostra vita dobbiamo
viverla nella società con tutti i pregi ed i difetti che essa presenta. Ma è
proprio nei momenti di bisogno che vengono fuori i nostri caratteri: si scopre
chi è codardo e chi è eroe. Chi pensa solo a salvare la propria vita e chi è
disposto a rischiarla per salvare il prossimo. Chi è in grado di affrontare le
proprie responsabilità e chi fugge lasciando al loro destino le persone che si
erano affidate a lui.
Merra:
Alex è il nome di uno dei
protagonisti maschili sia in Chicco e il cane che in Quella notte al Giglio. In
più è un esperto meteorologo. Non può essere un puro caso.
Giuffrida:
Molti dei miei lettori avranno pensato che nei
miei racconti ci sia qualcosa di autobiografico. In effetti c’è solo il
racconto di tutti quegli eventi, di cui sono stato spettatore nella mia vita, nel mio lavoro o nella mia lunga
esperienza di conferenziere in Italia e all’estero, che meritano di essere
narrati. In Chicco e il cane è assolutamente vera la storia della cagnetta che
tronava ad Ostia percorrendo la via del Mare. È vera la conferenza organizzata da
Federasma e tanti altri particolari come il fatto di Tino sull’aereo o di Rita
e la sua organizzazione che lotta per salvare gli animali abbandonati. In
Quella notte al Giglio sono veri pressappoco tutti i fatti raccontati, compresa
la descrizione della forgiatura del pugnale, dell’inchino all’isola di Procida
e, purtroppo e soprattutto, anche di quello all’isola del Giglio!
Merra:
C’è un senso ineluttabile del
fato nel romanzo, coniugato alle virtù tipiche del cristiano che sono, a parte
l’amore, la fede e la speranza. Si dà molto risalto a quest’ultima.
Giuffrida:
Al liceo sono rimasto affascinato dalla lettura
dei “Promessi Sposi”, dal suo modo realistico di raccontare gli eventi, che ho
cercato di imitare nei mei romanzi. In esso c’è anche una sottile morale che il
Manzoni vuole infondere nei propri lettori: la Provvidenza che guida sorregge
le nostre azioni. Io ho voluto introdurre la Speranza in cui dobbiamo credere
finché c’è vita nei nostri cuori o, in altri termini, la Fede nel sapere che le
nostre azioni sono tutte effimere e c’è sempre Qualcuno sopra di noi che, se
vuole, può sempre capovolgere, in meglio o in peggio, la nostra vita.
Merra:
Aleggia l’ombra della malattia
mentale sia in Chicco e il cane, dove è il protagonista eponimo Chicco, affetto
da autismo infantile, sia in Quella notte al Giglio, dove la giovane coreana
Shim, sorella di Park, mostra i sintomi di ritiro dovuti a una psicosi esordita
in età giovanile. L’Autore mostra grande competenza e sensibilità.
Giuffrida:
E’ il ringraziamento che ognuno di noi dovrebbe
fare quando si guarda allo specchio e vede che sta bene. Di fronte alla salute
tutto il resto è nulla, ricchezze, agi, problemi di lavoro e quant’altro ci
sembra irrinunciabile, sono solo dei futili particolari. Le malattie che ho
citato nei mei romanzi sono i soli e veri problemi della vita, le prove a cui
il Signore ha voluto sottoporci per vedere e giudicare le nostre reazioni.
Merra:
Il romanzo è anche una
rivendicazione orgogliosa delle virtù del popolo italico, contro l’accusa
infamante di codardia, mossa da un giornalista straniero.
Giuffrida:
Quella frase: “Salga a bordo cazzo”, era
diventata il triste ritornello in quei giorni incredibili, in cui tutti eravamo
sempre più esterrefatti dal motivo che ha causato la tragedia. In quel periodo
non passavano più di cinque minuti che quella frase non venisse riproposta, in
Italia e all’estero, con qualsiasi mezzo: televisione, internet, giornali ed
altro. Ma quel che è peggio, con sottile ironia, sembrava essere riferita non
solo al Comandante Schettino, ma a tutti gli italiani. Questo è stato il motivo
per cui DOVEVO scrivere questo libro! Non sta certo a me giudicare Schettino né
come persona né come Comandante, c’è un procedimento penale in corso e, chi ha
sbagliato, si spera pagherà con una pena commisurata ai suoi errori. Ma in quei
giorni, soprattutto all’estero, erano tutti gli italiani ad essere sotto
processo, tacciati da una infamia che sicuramente non meritiamo. Ma non è
affatto così! Ecco perché in me è scattata “La rabbia e l'orgoglio”, come il
titolo del famoso articolo, poi diventato un libro, di Oriana Fallaci, che mi
ha imposto di mettermi a scrivere. Ad essere determinante è stata proprio una
frase di quel libro: "Vi sono dei momenti, nella Vita, in cui tacere
diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida
morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre".
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