L'arcobaleno è un fenomeno ottico e meteorologico che si può
osservare quando la luce del Sole attraversa le gocce d'acqua rimaste in
sospensione nell’aria dopo un temporale, o presso una cascata o una fontana.
Visivamente è un arco composto da sette colori principali:
rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto, con il rosso all'esterno
e il viola nella parte interna. Gli arcobaleni più spettacolari possono essere
osservati quando metà del cielo è ancora scuro per le nuvole di pioggia e
l'osservatore si trova in un punto con sopra il cielo sereno. L'effetto
dell'arcobaleno è anche comune vicino alle cascate o alle fontane.
Da un aeroplano, si ha l'opportunità di vedere un arcobaleno
a forma di cerchio intero, con l'ombra dell'aereo nel suo centro.
È difficile fotografare l'arco completo di un arcobaleno, in
quanto sarebbe necessario un obiettivo grandangolare molto spinto.
Fin dall'antichità l'arcobaleno è sempre stato considerato
un fenomeno atmosferico affascinante e legato alle divinità.
Nella Bibbia, l'arcobaleno è un simbolo del Patto di
alleanza tra Dio e l'uomo. Dopo il diluvio universale, fu la promessa di Dio a
Noè che non avrebbe mai più inondato l'intera Terra.
Per la filosofia buddista, l'arcobaleno è la scala con la
quale Buddha ridiscende dal cielo. Anche in Cina l'arcobaleno assume un
significato: l'insieme dei suoi colori rappresenta l'unione dello yin e dello
yang, l'armonia dell'universo e della sua fecondità.
Già Aristotele aveva tentato di spiegare scientificamente la
formazione dell'arcobaleno, ma fu solo con Cartesio che si ebbero i primi
trattati matematici corretti su questo fenomeno.
La formazione dell'arcobaleno è determinata da tre effetti
ottici distinti: rifrazione, riflessione e dispersione. I raggi solari infatti,
quando entrano in una goccia di pioggia, supposta sferica, vengono rifratti,
cioè deviano la loro traiettoria. Ciò deriva da un principio fisico che si
verifica quando un raggio luminoso passa da un ambiente poco denso (l’aria) ad
uno più denso (l’acqua). Poiché questa deviazione è leggermente diversa per i
vari colori che compongono la luce bianca (quella del Sole), avviene anche il
fenomeno della dispersione. In pratica quello che inizialmente era un unico
raggio di luce bianca, diventa un fascio di luce colorata. Quando infine questo
fascio colorato arriva alla parete opposta della goccia, esso viene riflesso e
rimandato indietro verso l’osservatore che può vederlo perché si evidenzia bene
sul fondo scuro della nube che lo forma.
Il principio ottico che abbiamo descritto è lo stesso che
causa la dispersione della luce quando osserviamo un brillante.
Cartesio spiegò anche il perché l’arcobaleno ha la forma di
“arco” più o meno completo, che noi vediamo in cielo. Essa infatti è dovuta al
fatto che noi vediamo i raggi che arrivano al nostro occhio dall’insieme delle
gocce che formano la nube. Per questo l’arcobaleno ci appare molto grande
quando la nube è lontana e un po’ più piccolo quando la nube è vicina.
In alcuni casi è possibile assistere a più arcobaleni,
tipicamente due, di cui il secondo appare esterno, con i colori in ordine
inverso e più attenuato rispetto al primo.
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