«Ero preoccupata per le crisi
asmatiche di Cristiano e sapevo che il cane con il suo pelo poteva accentuare
la sua malattia, ma pensavo anche a un’altra situazione che ci affliggeva ormai
da tempo: Chicco stava abbastanza bene in salute, non piangeva molto, tutte le
manifestazioni fisiche del suo corpo erano regolari, ma non parlava e non dava
segno di interessarsi a nulla.
Aveva quasi quattro anni, ma
non aveva ancora detto la sua prima parola, neanche mamma o papà, non cercava
di giocare con gli altri bambini, il suo unico svago erano i trillini che gli
davamo, li teneva in mano con interesse, li faceva suonare per ore ed ore, poi
li posava e non chiedeva altro.». Susanna fece una piccola pausa, pensando a
quell’episodio che lei considerava ormai lontano nella propria mente, poi
riprese, pensando al presente.
«Questo suo modo di stare in
silenzio e di non mostrare segni d’interesse verso le altre persone o cose che
gli stanno intorno, hanno fatto supporre a mio marito che potesse essere affetto
da qualche grave malattia. Ma su questo argomento mio padre, parlando per
esperienza, ci aveva sempre rassicurato che non era nulla di grave, che
dovevamo aspettare ancora un po’ di tempo e avrebbe iniziato a parlare e ad
essere normale.
Ma noi, in effetti, non
credevamo a ciò, eravamo seriamente preoccupati per quel suo ritardo e quel
gesto che il bambino aveva fatto nel volere accarezzare il cane era stata una
sorpresa gradita ed inaspettata, era la sua prima manifestazione spontanea di
interesse verso un essere vivente. Ciò
mi riempì di gioia, ero felice ma allo stesso tempo spaventata e presa di
paura. Non aveva mai accennato alcuna carezza né verso di me né verso il padre.
Quella mano tesa verso il
cane aveva acceso in me una Speranza, ma ero impreparata a giudicare il
significato di quel gesto insperato da parte del mio bambino. Sapevo di essere
troppo sconvolta per dare il contributo che spettava a me, per affrontare il
grave problema che affliggeva la mia famiglia. Approfittavo della cultura di
mio marito e della forte personalità di mio padre per chiudermi in me stessa,
evitando di pensare e lasciando a mio marito ogni responsabilità e decisione.
Vincenzo invece prese in mano
la situazione e, benché anche lui fosse sorpreso e titubante, fece cenno al
cane di mettersi sul fianco destro della macchina, accompagnando il movimento
con una carezza sul collo e il cane ubbidì. Poi prese il bambino dalle mie
braccia e lo sistemò sul seggiolino fissato al sedile posteriore, quindi fece
cenno alla cagnetta di salire in macchina e sistemarsi in basso, vicino alle
mie gambe. Lei non ce la fece a salire da sola, forse era troppo stanca oppure
solo spaventata.
Vincenzo dovette prenderla in
braccio, le fece due coccole che la rassicurarono molto e lei smise di tremare.
La depose a fianco alle mie gambe e lei si accovacciò nel minor spazio
possibile. Se non avessimo saputo che era lì, non ci saremmo nemmeno accorti
della sua presenza.»
Nel frattempo che Susanna
parlava in modo così accorato, i due bambini cercavano di scrutarsi e di
vincere a vicenda le loro paure. Milly vedeva che Chicco aveva una gran voglia
di accarezzare il cane ed era disposta ad accontentarlo, ma aveva paura ad
avvicinarsi a lui a causa dello scatto di terrore che il bimbo aveva fatto poco
prima.
Si era messa un po’ distante
da lui tenendo stretta la sua cagnetta per il collo, in modo che l’altro non
potesse più slacciare il guinzaglio dal collare. Tuttavia il resto del corpo
del cane era libero di muoversi e il bambino, pur essendo tenuto saldamente
dalla mamma, si allungava un po’ per arrivare al dorso del cane e fargli una
piccola carezza.
Sentendosi toccata la
cagnetta cercò lo sguardo di Milly, come per rassicurarsi che lei fosse
d’accordo a quel gesto di affetto. La bambina interpretò quello sguardo come
una manifestazione di paura, per cui accarezzò il suo cane nel volto e le
sorrise, «Vedi che il bimbo non ti fa nulla di male», le disse con tono
affettuoso, non avendo capito che la cagnetta conosceva già quel bambino e non
aveva paura di essere toccata da lui, sapeva che molte volte, in passato,
l’aveva accarezzata con affetto e altre volte, non si sa perché, ma le aveva
fatto del male tirandole fortemente qualche ciuffo di peli.
Con quello sguardo Molly
voleva solo il consenso della sua nuova padroncina per farsi toccare da quel
bimbo un po’ strano. Ma la bambina era molto socievole e si rivolse a Chicco
con un cenno si sorriso per fargli capire che lo aveva già perdonato di quel
suo gesto iniziale, che aveva destato tanta rabbia sia a lei sia alla sua
mamma.
Susanna era afflitta quando
parlava della malattia del suo bambino, ma in quel momento lo guardava con la
coda dell’occhio ed era felice, perché egli aveva nuovamente accarezzato il
cane con interesse, sotto gli occhi attenti di Milly che era ormai serena e
sembrava voler giocare con lui, invitandolo più volte a chiamare in cane per
nome. Anche Chicco era sereno, passava dolcemente la sua manina sul dorso della
cagnetta guardando fissa la sua nuova amichetta, come per chiedere il permesso
di poter continuare il suo gioco.
Sembravano sereni entrambi e
questo aveva permesso a Susanna di parlare a lungo e raccontare la storia che
aveva portato quella cagnetta nella loro famiglia, esprimendo anche le
sensazioni che avevano avuto e le loro preoccupazioni per la salute del
bambino. Cosa che sicuramente non avrebbe fatto se la sua mente non fosse stata
addolcita nel vedere la mano del suo bimbo impegnata in una forma di gioco,
qualunque esso fosse.
Tiziana invece osservava il
comportamento di Chicco con timore. Era evidente che quel cane rappresentasse
un aiuto per inserirlo a socializzare con gli altri bambini. Cosa avrebbe
dovuto rispondere se le avessero chiesto di restituirglielo?
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