Una breve frase che rievoca un mare di ricordi. Già perché
fra le tante discipline di quella famosa Scuola, fondata dall’illustre Prof.
Antonio Zichichi, c’è anche la Meteorologia!
Ricordo bene il primo convegno a cui ho avuto l’onore e il
piacere di partecipare: il 2° Corso su “Satellite Meteorology”, dal 12 al 22 Novembre
1980, diretto dal Gen. Abele Nania, allora Capo Servizio Meteorologico
dell’Aeronautica. Conservo ancora l’attestato che veniva rilasciato alla
chiusura del corso.
Gli Ufficiali maggiormente impegnati nel coordinare le varie
“lezioni” dei meteorologi provenienti da tutto il mondo, erano Roberto Sorani
(diplomatico elargitore di complimenti) e Stefano Zanni (factotum), allora, se
ben ricordo, entrambi capitani. Le letture si tenevano nell’ex convento di San
Rocco, il cuore del Centro, dove c’era anche la segreteria e i pochi uffici. A
“San Domenico” c’era la grande aula dell’inaugurazione, con i discorsi
“impegnati” sullo scopo del Centro e del Corso. Alla fine si svolgeva li anche il
saluto di congedo: una festa spettacolare con i canterini siciliani che
suonavano “’u friscalettu” e cantavano “ciuri ciuri”.
Gli alloggi erano nell’ex convento di San Francesco, dove si
dormiva in due per ciascuna cella. In quel primo convegno, lo ricordo bene, il
mio compagno di camera era il Prof. Vinicio Quesada, dell’Università di
Cagliari.
Sono stato altre volte ospite del Centro, una nel 1984, per
seguire un Seminario su: “Applicazioni di agrometeorologia in zone semi aride”,
di cui l’amico e collega Carlo Adamo mi ha inviato la locandina, firmata da
alcuni partecipanti, tra cui il sottoscritto.
A leggerla vedo la firma del Prof. Rijks allora capo di una
commissione a Ginevra, istituita dall’ONU, con il compito di indagare le
potenzialità che aveva la Terra per nutrire una popolazione che ormai era
prossima ai cinque miliardi. Durante una cena ci siamo scambiati le cravatte,
lui ne aveva una, ambitissima, della American Meteorological Society, con i
simboli meteorologici ricamati su uno sfondo blu, che conservo ancora come un
prezioso ricordo.
Quanti ricordi, di studio e goliardici, tra cui le
interminabili serate passate nella “taverna” situata al piano cantinato del
complesso di San Rocco, dove si parlava fino a notte inoltrata di meteorologia,
ci si confrontava sulle proprie esperienze, senza confini di razza o di
religione, eravamo italiani, americani, russi, indiani e chi più ne ha più ne
metta. Non c’erano interferenze tra cattolici, buddisti e maomettani. Solo
quando si andava a cena assieme, c’era qualche problema nel menù degli ospiti
arabi e indiani, che non mangiavano alcuni tipi di carne, ma c’era l’Osteria
“Da Filippo”, dove si faceva una “pasta con le sarde” che metteva tutti
d’accordo.
Poi ci sono ricordi ben precisi ed altri vani. Tra gli
attestati ne ritrovo un altro che si legge appena, perché il tempo ha sbiadito
l’inchiostro della vecchia fotocopia, riguarda un “Workshop sui modelli di
previsioni numeriche ad area limitata, mediante computers di limitata potenza”,
altro no riesco a leggere.
Una particolarità rimasta indelebile nella mente era il peso
della chiave della cella dove si andava a dormire, era enorme, di ferro e,
soprattutto … unica, che dovevamo portare dietro con noi tutta la giornata e
quindi fare in modo che la tenesse colui che pensava di ritirarsi per primo in
camera. In uno dei convegni dividevo la cella con il Col. Ernesto Migliardi,
per cui, in segno di rispetto verso il grado (io ero appena capitano), toccava
portala sempre a me.
Altro episodio particolare è stata una cena, la sera di
inaugurazione o di saluto, questo non lo ricordo, ma era previsto un ospite di
grande riguardo: l’On. Giulio Andreotti (allora Ministro o Primo Ministro). Io
stavo discutendo con il Gen. Nania della “nostra” Catania, quando vediamo un
gran movimento da cui emergono il Prof. Zichichi e l’On. Andreotti, che si
dirigono verso di noi. Il Professore fa segno al Generale di accomodarsi per
cenare ed io mi ritrovo, imbarazzato, al centro della scena, cercando il modo
più discreto per accommiatarmi. Ma è
l’On. Andreotti a togliermi di impaccio, facendomi segno di sedermi al tavolo
con loro. Fu una cena in cui l’Onorevole parlò quasi sempre lui, lasciando poco
spazio anche al Prof. Zichichi il quale, come abbiamo visto in molte occasioni
in televisione, è un bel chiaccherino. Ma i fatti e gli aneddoti che raccontò Andreotti, per me
furono scuola di vita e di diplomazia, da cui ho imparato molto.
Altri episodi da ricordare sono quelli dovuti alla presenza
di persone con usi e costumi molto diversi dai nostri, come ad esempio i molti
rappresentanti di nazioni africane. Una volta il delegato del Madagascar, alto
due metri, non abituato a bere vino, ha voluto appena assaggiare la nostra
bevanda. Ne aveva bevuto meno di un bicchiere, nella famosa “cantina” e si è
subito ubriacato, per cui abbiamo dovuto sorreggerlo “a spalla” e portarlo in
giro per le stradine di Erice fino alla sua camera di albergo.
Quante sere passate a bivaccare nella taverna, dove una sera
due ospiti della delegazione russa, di origine cosacca, hanno inneggiato alla
loro famosa danza. Ma accanto alla botticella del marsala c’era anche una
chitarra e qualcuno sapeva suonarla, per cui non potevano più tirarsi indietro.
In un attimo è stato uno spettacolo tanto incredibile quanto inatteso, vedere
due sessantenni (o poco giù di li) esibirsi in un frenetico lancio delle gambe
in avanti, al ritmo di “casatschok”, che ci ha lasciato sbalorditi.
E poi c’erano i discorsi tecnici, di meteorologia, in cui si
confrontavano metodi di ricerca e si stipulavano infiniti accordi di future
collaborazioni. In una di quelle occasioni il Prof. Mohamed El Shahawy, allora
capo del Dipartimento di Meteorologia dell’Università del Cairo, in Egitto, ha
voluto che io fossi Relatore (pur se solo per corrispondenza) di due suoi studenti:
il Dr: Hossny Mohamed Sayed Haseanan per un Master Degree con una tesi
intitolata: “Studies On Some Regional Climatic Changes” e il Dr. El Sayed
Mohamed Abdel Hamid Robba, per un Ph. Degree con una tesi intitolata “Impact of
Urbanization on Meteorology and Human Comfort in Greater Cairo, Egypt”. La tesi
di quest’ultimo, che mi è stata inviata a casa ben rilegata, ha fatto da base
per alcuni mie studi sulla Climatologia Urbana. In essa spicca una bellissima
dedica che voglio mostrarvi, in quanto è stata realizzata come un’opera d’arte
(secondo quanto scritto nella pagina successiva, in inglese, credo significhi:
Dedica ai mie genitori, a mia moglie e alle mie figlie Ahya e Alaa).
E tanto, tanto altro ancora fra
quelle mura e le anguste strade di quel borgo medievale. Ecco perché, quando un
mese fa mia moglie mi ha proposto di visitare Erice, non me son fatto dire due
volte. Giunto davanti al grande portone, ho chiesto il permesso e le ho fatto
visitare il corridoio delle bandiere (adesso non ci sono più, ma c’è una grande
scritta ed una foto del Prof. Zichichi con il Papa Giovanni Paolo II.
Tutto cambia, ma i ricordi
rimangono, anche quelli dei buoni piatti siciliani da gustare e, visto che “Filippo”
non c’è più, siamo andati alla “Pentolaccia” un altro dei ristoranti storici in
cui si andava a rifocillare il corpo dopo le fatiche della scienza.
Ottima la puntata di "Muro" su Sky Arte dedicata all'opera di Verlato su Pasolini... Recuperatela su Sky Online perché merita... http://arte.sky.it/temi/serie-street-art-roma-nicola-verlato-murale-pier-paolo-pasolini/
RispondiEliminaCaro Nicola, grazie del tuo commento. tra i due articoli vedo un grande parallelismo: i RICORDI!! Sia come luoghi, Erice, storico borgo medievale e Torpignattara, storici quartiere di Roma. Personaggi L'On. Giulio Andreotti, indiscusso protagonista della politica italiana e Pasolini, indiscusso personaggio del cinema.
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