È
un brano del libro: “La danza dello sciamano” di Alfio Giuffrida
I
libri di Alfio Giuffrida fanno parte del filone letterario VERISMO
INTERATTIVO, in cui il lettore può diventare “Protagonista” del romanzo
commentando le discussioni aperte nel FORUM del sito http://www.alfiogiuffrida.com/ ,sui vari
argomenti di attualità inseriti nel testo.
I passeggeri erano tesi, ma in quel mentre si ebbe una
violenta perdita di quota! Mentre tutti aspettavano di sentire che le ruote toccassero
l’asfalto, improvvisamente i motori cominciarono a rombare a tutta forza,
l’aereo prese nuovamente velocità scivolando sulla pista senza tuttavia
toccarla, il numero dei giri del motore salì al massimo, facendo vibrare
l’aereo come un frullatore nel quale erano stati messi a macinare dei chicchi
di caffè.
L’aereo riprese l’assetto di salita; era come se
stesse decollando di nuovo, ma in modo frenetico, il rumore dei motori era
assordante, tutto sembrava roteare e sobbalzare. Le persone furono sballottate
in tutte le direzioni e restarono incollate ai sedili solo perché erano legate
con le cinture di sicurezza.
I flap si erano retratti improvvisamente e le
estremità delle ali beccheggiavano violentemente, sembrava stessero per
spezzarsi.
Nella parte bassa dell’aereo si sentì un rumore secco,
come se fosse qualche oggetto che era sbattuto violentemente contro la carlinga
del velivolo.
Un tonfo che gelò il sangue nelle vene dei passeggeri,
forse si trattava solamente del carrello che era stato retratto, ma nessuno osò
chiedere conferma.
Laura guardò Claudio con terrore, una scarica di adrenalina aveva pervaso il
suo corpo, aveva dei brividi come se le avessero rovesciato una secchiata di
cubetti di ghiaccio tra la camicetta e la schiena ma, stranamente, avvertiva
uno strano calore scorrerle dalla testa ai piedi ed un sudore freddo bagnarle
la pelle.
Le veniva da urlare e vedeva che anche gli altri passeggeri
si guardavano attorno, anche loro atterriti. Claudio era immobile, con lo sguardo fisso di
chi sente un grosso vuoto nello stomaco, ma sa che non è fame.
Alex, che essendo un Ufficiale dell’Aeronautica
Militare aveva volato molte più volte di loro ed aveva già avuto l’occasione di
trovarsi in una situazione simile, disse: «Non preoccupatevi, è solo una “riattaccata”!
Una manovra che viene eseguita quando la fase di atterraggio presenta qualche
situazione per la quale è obbligatorio o consigliabile interrompere la discesa
ed effettuare nuovamente un circuito in volo per poi ripresentarsi
all’atterraggio».
A quelle parole inaspettate, tutti lo guardarono con
interesse. Laura lasciò la mano di Claudio e prese quella di Alex, che era seduto
nel sedile accanto al suo, dalla parte del finestrino, stringendola con entrambe
le sue.
Lo guardava spaventata, con gli occhi fuori dalle
orbite, balbettando qualcosa ma senza dire nulla. Mentre l’aereo riprendeva
quota. Alex sfiorò appena quelle mani che lo stringevano forte e si sentì attratto
da quella ragazza. Incrociò per un attimo anche lo sguardo di Claudio e notò un
rancore represso nei suoi occhi.
Vide che gli
occhi di tutti i passeggeri erano puntati su di lui e si sentì al centro
dell’attenzione, come un missionario che deve spiegare ad un gruppo di
indigeni, raggruppati attorno a lui, perché devono avere fede in Cristo, mentre
un altro gruppo di ribelli sta già sparando delle raffiche di mitra su di loro.
Per un attimo pensò
alla ragazza seduta a fianco a lui, che gli era stata presentata da Claudio
semplicemente come una esperta di serre, che partecipava a quel viaggio per
lavoro in qualità di rappresentante della sua ditta. Vide che lei adesso teneva
gli occhi chiusi, era pallida e tremava
come una foglia.
Quel volto e
quella espressione lo fecero sentire al centro di una grande responsabilità.
Doveva fare qualcosa per evitare che tutti i
passeggeri fossero presi da una crisi di panico, ma gli argomenti validi non
erano poi tanti, per cui si mise a spiegare a voce alta le fasi di una
riattaccata, in modo da rassicurare quei corpi ormai quasi privi di anima.
Cominciò a parlare con calma, con il suo solito tono
da professore: «Una riattaccata è un evento inusuale, ma è una manovra di sicurezza
e non di emergenza.
Se il pilota ha
preso la decisione di riattaccare, in genere è perché ha valutato di essere
“arrivato lungo” sulla pista, oppure perché ha notato che l’assetto dell’aereo
non è quello ottimale o perché la torre di controllo gli ha dato ordini precisi
per evitare un possibile ostacolo in pista.
In questo caso,
forse, ci siamo semplicemente trovati in una situazione di “wind shear“ dovuto
all’effetto di un temporale nelle vicinanze, che crea forti variazioni di
intensità e direzione del vento e rende incontrollabile l’aeromobile. Bene ha
fatto il comandante a riattaccare».
In effetti lui
non aveva paura per se, si era trovato altre volte ad essere coinvolto in una
simile manovra e ne era uscito sempre vivo. Ma adesso si sentiva responsabile
dei sui compagni di viaggio, doveva prolungare quel discorso per tutta la
durata della manovra, in modo da tenerli impegnati e non fare sentire loro la
paura.
Alex deglutì
profondamente e continuò quel suo discorso che non aveva preparato.
«Una volta
iniziata la manovra, deve quindi eseguire una serie di operazioni, la prima
delle quali consiste nel dare “manetta” ai motori, in modo da avere la massima
potenza, come nella fase di decollo. Contemporaneamente deve retrarre i flap ed
il carrello, in modo da far prendere velocità e quota al velivolo.
Stando seduti
avvertiamo una variazione di assetto dell’aereo, ci accorgiamo infatti che
riprende a salire anziché continuare s scendere. Se guardiamo dal finestrino,
vedremo i flap rientrare, spostandosi dalla posizione di atterraggio a quella
di decollo.»
In quel mentre guardò
dal finestrino ……..
Ciao Alfio,mi hai fatto ricordare il mio primo volo nell'Agosto del '74 da Cracovia a Varsavia,era una una bellissima giornata, l'areo partiva da Cracovia di mattina presto ricordo era da poco spuntato il sole,sulla pista ci aspettava un bimotore ad elica forse un DC-3 della LOT ,eravamo non più di 24-30 persone il volo se la memoria non mi inganna durava circa un ora, il servizio a bordo prevedeva la passerella di una bellissima hostess, a quei tempi fare la hostess richiedeva anche nei paesi dell'est determinati requisiti , che distribuiva caramelle ,accanto a me era seduta una ragazza che da Varsavia proseguiva il suo viaggio per andare a Madrid,a quell'ora nessuno aveva fatto colazione e le caramelle erano ben poca cosa,sull'aereo potevi portare di tutto e questa tirò fuori dalla sua borsa due belle mele,me ne porse una ,le incomincio ad addentarla io tirai fuori dalla tasca il mio coltello da innesto (riderai) ma aveva un ottima lama e i controlli a quel tempo erano senza metal detector ,l'espressione sbalordita della ragazza fu subito finalizzata con un esclamazione:Mafia! nel frattempo il sole era scomparso e l'aereo si era addentrato tra le nubi cominciò a ballare ,il rumore sembrava quello di un trattore dalle eliche cominciavano a venire fuori scintille,la bionda hostess si premuro di dire tutto ok ,ma il temporale mostro tutta la sua forza ,lampi, tuoni, fulmini, la ragazza accanto a me vomito ,nell'altra fila accanto un signore cicciottello diventò bianco in volto e considerando di li a poco l'odore che s'era sprigionato credo proprio non sia stato in grado di contenere i suoi sfinteri.Grazie Alfio con i tuoi racconti mi fai ritornare indietro nel tempo ,mi riprometto di leggere anche gli altri .
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