Alfio Giuffrida
giovedì 24 ottobre 2024
sabato 27 luglio 2024
Julienne, un libro che ha uno scopo ben preciso. #perte #mamma #curiosit...
Julienne,
un libro che ha uno scopo ben preciso.
Lo
scopo di “Julienne” è quello di analizzare
tutti
i possibili rapporti tra madre e figlia,
che
possono essere sereni o tormentati,
di
affetto e di amore oppure egoistici e superficiali.
Prima
di mettere al mondo un figlio,
occorre
essere mamme non tanto di pancia,
ma
nella testa e nell’anima.
E
poi, quando il figlio è adulto,
occorre
ascoltare i suoi problemi,
non
basta ragionare solo dal proprio punto di vista,
perché
ogni persona è diversa da tutte le altre.
mercoledì 17 luglio 2024
mercoledì 19 giugno 2024
lunedì 24 luglio 2023
martedì 30 novembre 2021
Julienne in testa alla classifica Amazon
giovedì 25 novembre 2021
Alfio Giuffrida Juilenne
Il libro
Il
romanzo ‘Julienne’ fa parte del movimento ‘Verismo Interattivo’,
ideato nel 2011 da Alfio Giuffrida, che consiste nell’inserire nel testo dei
romanzi degli argomenti culturali e di attualità che possono poi essere
discussi nei social e nei forum.
L’argomento
principale di questo romanzo è: ‘Florinne è figlia di Julienne, ma è stata
adottata da Lara. Qual è per lei la vera madre?’
Alex
e Julienne rievocano la loro giovinezza vissuta insieme, ma ognuno la ricorda
dal proprio punto di vista, vedendo due storie totalmente diverse. Il romanzo è
lo spunto per analizzare cosa accade nella psiche di una persona quando da
donna si trasforma in madre.
Per
descrivere l’entità del conflitto interno cui sarebbe soggetta una ragazza che
si trovasse in questa condizione, sono state esaminate molte situazioni
riportate sul WEB, in cui le dirette interessate hanno descritto le loro sensazioni.
Naturalmente,
la storia descritta è inventata, così come lo sono i protagonisti, tuttavia,
per alcuni argomenti, si è preso spunto da eventi e persone realmente esistiti.
Ad
esempio il personaggio di Alain l’autore ha preferito ispirarsi a un personaggio
emblematico realmente esistito, il diplomatico Porfirio Rubirosa, che negli
anni cinquanta ha avuto una grande fama di playboy e di perfetto amante;
tuttavia non ha avuto figli. Se li avesse avuti, come si sarebbe comportato?
Un
altro soggetto cui ci si è ispirati è il maresciallo Vincenzo Di Gennaro, morto
per la sua fedeltà al servizio.
Basandosi
sui princìpi del Verismo Interattivo, gli argomenti da approfondire sono molti,
come quello sui ‘nuovi schiavi’ attratti dagli agi e dall’ipocrisia dei
ricchi che fanno presa sulla disperazione degli oppressi. Chi vincerà?
Un
viaggio nell’Europa dei potenti e nell’Africa dei migranti, con una ipotesi
inquietante sulla morte di un dimostrante. Un thriller che non smetterà di
sorprendervi fino all’ultima pagina.
Il libro si avvale della prefazione del noto giornalista RAI: Gianni Maritati.
Julienne è in vendita sul sito Amazon, in formato ebook e cartaceo, lo trovate su: http://t.co/L1oZOWLK
Prefazione.
FRA DOMANDE E RIVELAZIONI
Il mistero della maternità, intrecciato a quello dell’adozione, è al centro di questo nuovo romanzo di Alfio Giuffrida, “Julienne”. Una trama sospesa fra scandaglio psicologico, sguardo sociale e thriller giudiziario, ambientata fra Roma e l’Africa.
Florinne
è figlia di Julienne, ma è stata adottata da Lara. Qual è la vera madre di
Florinne? Chi l’ha partorita o chi l’ha cresciuta? Chi l’ha messa al mondo ma
poi l’ha lasciata sola o chi l’ha circondata con il suo amore? Non sono domande
facili e la risposta non è scontata. È un bivio doloroso, paralizzante, oscuro.
Una situazione complessa e contraddittoria che l’autore affronta secondo i
canoni di quello che lui stesso chiama “Verismo Interattivo”: farsi interrogare
dai fatti, aprire un dibattito critico, affondare l’analisi fra le pieghe e le
piaghe della società e della psiche individuale.
In
questa prospettiva, il romanzo ci fa ragionare sui conflitti psicologici e
sulle ansie di una donna che diventa madre, ci aiuta a illuminare il difficile
percorso interiore di una ragazza che si sente figlia di due madri e di nessuna
al tempo stesso. La sua crescita è compromessa. Ma anche il ruolo del padre è
decisivo per la formazione di un figlio: molti padri (e molte coppie) lo vedono
purtroppo come un frutto poco o per nulla desiderato, come un ostacolo e un
problema. Questi tristi presupposti si traducono in traumi e difficoltà di ogni
genere.
È
proprio qui che interviene la letteratura, che ha fra i suoi compiti quello di
sollevare dubbi e domande, di obbligare il lettore a percorrere un cammino di
maturazione, forse anche di liberazione. A questo tema dominante, se ne
intrecciano tanti altri: gli sconvolgimenti dell’amore, il riscatto dei neri
privati dei loro diritti, la nostalgia dell’infanzia, l’influenza dell’ambiente
sociale sull’educazione dei figli. Un romanzo ricco di vibrazioni e di
suggestioni, sorprendente, che innalza su un piano superiore l’intera opera
narrativa di Alfio Giuffrida.
Gianni Maritati
Capitolo
1. L’alba di una nuova vita.
Era bella Julienne, bella e selvaggia. Stava dritta
sulla sponda della motovedetta, isolata dal gruppo dei migranti, con lo sguardo
fisso verso l’orizzonte, dove alcune pennellate di rosso segnavano la fine del
buio della notte e l’inizio di un nuovo giorno. Eppure il suo cuore batteva
forte, scosso da mille rimorsi sugli errori del passato, forse quella che stava
per affrontare era proprio l’alba di una nuova vita, questa era la sua
speranza.
Solo una luce brillava nei suoi occhi, un’immagine di
tanti anni fa, di una bambina in lacrime lasciata in braccio a un’estranea. Per
molto tempo quel viso infantile era caduto in oblio, scomparso dai propri
sentimenti, mentre adesso le ritornava impetuoso.
Le venne in mente il ritratto di sua madre, della
quale le era rimasto solo un inappagato desiderio di amore e abbassò lo
sguardo, pensò alla propria figlia. Dov’era adesso? Era viva e sana, oppure il
destino l’aveva inghiottita in qualche strana piega dei suoi meandri? Era stata
adottata con affetto? Era serena, appagata della vita? Se la vedesse, la
riconoscerebbe subito o avrebbe delle esitazioni? E la bimba, ormai quasi
adulta, sarebbe felice di vederla o no? Quel dubbio si insinuò nei suoi
pensieri e la fece tremare.
Il mare e il cielo adesso si erano entrambi colorati
di rosso e dal punto più luminoso iniziava a sgorgare una palla di fuoco, che
sembrava rotolare sulle onde. Come per incanto, tutti si girarono a est,
sbalorditi nell’ammirare quel fenomeno naturale che molti di loro non avevano
mai visto prima. Erano persone semplici, alcuni lo interpretarono come un segno
divino e si inginocchiarono in senso di rispetto. L’incanto durò solo pochi
minuti, poi il sole uscì dal mare e abbagliò tutti. Poco dopo la nave toccò il
molo.
Scesero uno per volta, ordinatamente ma in fretta,
ansiosi di poggiare i propri piedi su qualcosa che desse loro la solidità della
terraferma, ormai erano proprio stanchi dopo tante ore di beccheggio in mare.
Erano tutti neri, molti uomini e pochissime donne, ciascuna con un bambino al
collo, eccetto lei, dai bellissimi lineamenti, bronzati dai troppi anni
trascorsi al sole.
L’appuntato Vincenzo aveva il compito di contarli, pensava
di aver finito e stava per ordinare di allontanare la scaletta
dall’imbarcazione, quando vide una figura femminile che si attardava a bordo.
Le fece cenno di sbrigarsi, mentre la donna lo scrutava in volto e copriva il
suo, non tanto per motivi religiosi, ma forse perché era incerta se esporsi o
cercare di restare il più possibile nell’anonimato.
Lui si avvicinò quasi a sbarrarle il passo, osservò i
suoi occhi, l’unica parte visibile della giovane ed ebbe un sussulto: quello
sguardo lo aveva già visto molti anni fa. La sua mente indagava nei ricordi,
cercava un nome che non ricordava, ma che era sicuro di conoscere.
La donna abbassò un po’ il velo fino a scoprire la
bocca e lo chiamò per nome: “Vincenzo.”
Lui riconobbe la voce e un brivido freddo attraversò
veloce tutto il suo corpo.
“Signorina, è lei? Come sta?”
Lei lo guardò incredula, non si sarebbe mai aspettata
di incontrare al suo sbarco una persona che già conosceva.
“Bene.” Rispose con un filo di voce, rispolverando una
lingua che non parlava da anni.
“Sua eccellenza sa che lei è qui?” Riprese il
militare, impacciato ed emozionato nel rivedere qualcuno in un posto che non si
sarebbe mai immaginato.
“No!” Si affrettò a dire lei, decisa e impaurita allo
stesso tempo.
“Non lo sa e non lo deve sapere!” Aggiunse con voce
concitata.
Il carabiniere rimase impietrito da quella risposta,
il suo sguardo si fece preoccupato, temendo chissà quale terribile storia fosse
accaduta dopo che lui li aveva persi di vista.
Lei abbassò gli occhi, sapeva che la sua era una fuga
i cui particolari non potevano essere raccontati, ma capiva che in quel momento
aveva bisogno di aiuto, la sua posizione non era certo quella di una turista in
visita di piacere.
Si avvicinò all’orecchio e aggiunse sottovoce, come a
proporgli qualcosa di illecito:
“Forse lei potrebbe aiutarmi a fuggire, come se non mi
avesse vista. Poi saprei io come raggiungerlo sul suo telefono riservato, per
me sarebbe un grande aiuto e mio padre la ricompenserebbe lautamente.”
Lui rimase un attimo pensieroso, sapeva bene che il
papà della ‘signorina’ era un uomo di legge, ma che conosceva bene anche i modi
per aggirarla. Era uno di quei potenti per i quali accettare dei compromessi,
al fine di ottenere qualcosa con qualche sotterfugio, era normale. Inoltre
sapeva quanto fosse ricco e magnanimo. Se l’avesse assecondata, per lui sarebbe
stata un’occasione che poteva valere una vera fortuna.
La fissò negli occhi, incredulo di quella proposta in
conflitto con la sua morale. Lei contrasse i muscoli del viso, come a
invogliarlo a cedere alle lusinghe del denaro. Tuttavia, lui conosceva la
dignità che la sua divisa imponeva a un vero servitore dello Stato, per cui
fece finta di non aver capito bene e soggiunse:
“Lei adesso è entrata in Italia, per cui non si può
fare a meno di registrare il suo ingresso, comunque posso testimoniare che lei
non è una clandestina, faremo tutto il possibile per aiutarla, vedrà che
risolverà presto e bene tutti i suoi problemi, pur agendo secondo le regole.”
Vide la donna imbronciarsi in volto per la delusione e
cercò di fare subito qualcosa per dimostrarle che a lei sarebbe stato riservato
un trattamento di favore.
Chiamò un suo collega, affinché lo sostituisse nelle
ultime formalità dello sbarco: “Questa non è africana,” gli disse sottovoce, in
tono confidenziale, “la porto in caserma, voglio parlare col comandante e
vediamo cosa dice lui di fare.”
Le fece segno di seguirlo e, con un gesto della mano,
la invitò a coprirsi un po’ di più col foulard che aveva al collo, giusto per
non dare nell’occhio e non dover fornire troppe spiegazioni ai mille
pettegolezzi che i vecchi del paese avrebbero messo in giro, il giorno dopo,
sui vari particolari che avevano notato e, ancora di più, su quelli che avevano
immaginato.
Il graduato, oltre che profondamente onesto, era anche
diligente. Mentre camminava verso la caserma, sapeva che aiutare quella donna
poteva procurargli seri problemi, ma quando si hanno le stellette al petto, quando
hai seguito con attenzione quelle regole che ti inculcano il senso del dovere
al di là delle tue esigenze personali, sai come agire, con professionalità e
rispetto del prossimo, per fornire alla società il massimo aiuto possibile.
Ricordava un altro episodio, avvenuto alcuni anni
prima, che lo aveva coinvolto personalmente e anche quella volta, agendo
secondo le regole, si era trovato bene. Il suo pensiero andò a quei momenti:
anche in quella occasione lui era sul molo, a contare i disperati che scendevano
da un barcone che era riuscito a raggiungere autonomamente il porto di
Lampedusa. Allora erano stati gli stessi migranti a fargli segno che, nella
stiva, era rimasto qualcuno.
L’appuntato salì a bordo e sentì i singhiozzi di un
bimbo di pochi mesi, stretto al petto della madre sdraiata sul pavimento. Lui
disse alla donna di alzarsi, ma poi capì che la situazione era grave: provò a
scuoterla, rendendosi conto che per lei non c’era più nulla da fare. Forse si
era imbarcata già malata oppure era stata la durezza del viaggio a decretare la
fine della sua speranza.
Il piccolo si profondeva in un pianto disperato,
sicuramente aveva fame e anche bisogno delle attenzioni affettuose di una mamma
che non poteva più dargliele. Disse all’interprete di chiedere agli altri del gruppo
se fra loro ci fosse qualche parente o se almeno la conoscessero. Alla fine
della sua breve ma alacre indagine, riuscì solo a sapere che quella donna
proveniva dal Niger, che si era aggiunta al loro gruppo quando attraversavano
il deserto e che il bambino si chiamava Abdul.
Vincenzo era uno di quelli che non amava porre
costantemente l’argomento degli immigrati al centro di qualsiasi discussione,
non si metteva a pontificare agli altri su chi fosse un uomo esemplare e chi
immorale. Eppure su quella questione espresse il suo parere con i fatti e non a
parole, con sincerità e non con l’ipocrisia che caratterizza i discorsi di
molti. Evitò di chiedersi se quel gesto che stava per compiere fosse dettato
dall’egoismo verso sé stesso o dalla carità verso un piccolo essere indifeso.
Non si pose neanche il problema se i migranti fossero
martiri di guerre civili interne al loro paese, o vittime di mercanti senza
scrupoli che si arricchiscono sulla pelle degli altri, approfittando della
povertà e dell’ingenuità di poveri innocenti per invogliarli a emigrare. Non si
mise a discutere con gli altri per mostrare a tutti l’atto di generosità che
stava facendo, né cercò di vantarsi con qualcuno, nella società di egoisti in
cui lui viveva. Questo era il suo modo di fare, un ambiente fatto di
semplicità, di onestà e di generosità. Un mondo che scompare.
Nella sua mente si fece subito strada un desiderio.
Prese il bimbo in braccio e lo coccolò un po’ per calmarlo, entrò in un bar
dove c’era un telefono pubblico e contattò la moglie, che abitava nella loro
casa in Sicilia, a Scicli di Ragusa, dove risiedevano quando lui era libero dai
turni di servizio. Le raccontò con calma ciò che era accaduto, visto che erano
sposati ormai da molti anni e, nonostante ci avessero provato in tutti i modi,
non erano riusciti ad avere un figlio, pur desiderandolo tanto.
“Vuoi che provo a informarmi se possiamo adottarlo?”
Le chiese con l’esitazione di chi sa che sta per compiere un passo molto
importante nella propria vita.
“Sì!” Rispose lei tra i singhiozzi, che esprimevano un
grande dolore per quel bimbo e una grande gioia per sé stessi.
“Il bambino è nero e si chiama Abdul. Se decidiamo di
tenerlo, dovremo essere i suoi genitori per sempre.” Riprese lui quasi ad avere
la conferma di aver capito bene che anche la moglie era d’accordo e che il
fatto di essere di un altro colore non rappresentasse un problema in quel
momento e in futuro.
“Lo so,” rispose lei decisa, “ho capito benissimo e io
non ho alcun problema ad affrontare qualsiasi critica ci venga mossa da
chiunque.”
… omissis …
Recensioni e valutazioni.
Questo romanzo
è stato pubblicato in esclusiva con Amazon, per cui la diffusione del libro non
è soggetta ai possibili interessi imposti dalle Case Editrici, ma solo al
giudizio dei lettori espresso tramite il passaparola.
In queste
condizioni è gradita una recensione in cui evidenziare un brano che è sembrato
interessante, oppure segnalare il vostro accordo o disaccordo sugli argomenti
trattati. È possibile anche esprimere una semplice valutazione cliccando sul
numero di stellette nella pagina Amazon del libro, senza scrivere nulla. In ogni
caso vi ringrazio per avere scelto di leggere la mia opera.
Lo spirito
del Verismo Interattivo è quello di aprire delle
discussioni sui vari argomenti trattati nel libro. Ciò è possibile farlo in
qualsiasi luogo, in particolare sono presente su:
SITO: http://www.alfiogiuffrida.com/ ;
oppure: https://alfiogiuffrida.wordpress.com/
BLOG
personale di Alfio Giuffrida: http://alfiogiuffrida.blogspot.com
FORUM
‘Lamiaopinione’: https://lamiaopinione.forumfree.it/?t=76370992
Segui ALFIO
GIUFFRIDA su Facebook: https://www.facebook.com/alfio.giuffrida.5
Segui ALFIO
GIUFFRIDA su Twitter: https://twitter.com/giuffrida_a
Segui ALFIO
GIUFFRIDA su LinkedIn: https://it.linkedin.com/in/alfio-giuffrida-5402484a
Segui ALFIO
GIUFFRIDA su Instagram: https://www.instagram.com/alfio1949/
Per eventuali
comunicazioni dirette, potete usare la mia email alfio@alfiogiuffrida.com